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Premi Letterari

Premio Strega 2025: le 12 opere finaliste

15 Aprile 2025Updated:5 Giugno 2025Nessun commento25 Mins Read
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Premio Strega 2025: le 12 opere finaliste

Gli Amici della Domenica, la storica giuria del Premio Strega, hanno selezionato le 12 opere finaliste per il Premio Strega 2025, tra gli 81 libri di narrativa proposti e pubblicati in Italia tra l’1 marzo 2025 e il 29 febbraio 2025.

Il Premio Strega è un prestigioso riconoscimento letterario istituito nel 1947 all’interno del salotto letterario di Maria e Goffredo Bellonci, grazie al contributo di Guido Alberti, proprietario della celebre azienda produttrice del Liquore Strega, al quale il premio è intitolato e che tutt’ora lo sponsorizza. Dal 1986 la Fondazione Bellonci organizza e gestisce il premio. La scelta del vincitore avviene grazie al contributo di un gruppo di 700 uomini e donne di cultura, tra cui gli ex vincitori, i quali compongono la giuria denominata Amici della Domenica.

La 79esima edizione del Premio Strega è iniziata. La cinquina dei finalisti sarà annunciata il 4 giugno 2025, a Benevento, al Teatro Romano, mentre la proclamazione del vincitore avverrà il 2 luglio dello stesso anno, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, la premiazione sarà trasmessa in diretta su Rai3.

Conosciamo le 12 opere finaliste del Premio strega 2025

  1. Valerio Aioll con “Portofino blues” (Voland), proposto da Laura Bosio;
  2. Saba Anglana con “La signora meraviglia” (Sellerio Editore), proposto da Igiaba Scego;
  3. Andrea Bajani con “L’anniversario” (Feltrinelli), proposto da Emanuele Trevi;
  4. Elvio Carrieri con “Poveri a noi” (Ventanas), proposto da Valerio Berruti;
  5. Deborah Gambetta con “Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel” (Ponte alle Grazie), proposto da Claudia Durastanti;
  6. Wanda Marasco con “Di spalle a questo mondo” (Neri Pozza), proposto da Giulia Ciarapica;
  7. Renato Martinoni con “Ricordi di suoni e di luci. Storia di un poeta e della sua follia” (Manni), proposto da Pietro Gibellini;
  8. Paolo Nori con “Chiudo la porta e urlo” (Mondadori), proposto da Giuseppe Antonelli;
  9. Elisabetta Rasy con “Perduto è questo mare” (Rizzoli), proposto da Giorgio Ficara;
  10. Michele Ruol con “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” (TerraRossa), proposto da Walter Veltroni;
  11. Nadia Terranova con “Quello che so di te” (Guanda), proposto da Salvatore Silvano Nigro;
  12. Giorgio van Straten con “La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri” (Laterza), proposto da Edoardo Nesi.

Premio Strega Giovani

Anche quest’anno, i libri selezionati si contenderanno un posto d’onore nella dodicesima edizione del Premio Strega Giovani, un appuntamento ormai atteso e apprezzato non solo nel panorama letterario, ma anche nelle aule scolastiche. A decretare l’opera vincitrice sarà una giuria composta da oltre mille studentesse e studenti, provenienti da ben 105 scuole secondarie di secondo grado, distribuite tra l’Italia e l’estero: un esercito giovane, curioso e attento, che legge, riflette e vota. La proclamazione del libro vincitore è fissata per il 3 giugno.

Premio Strega Europeo

E’ stata svelata anche la cinquina finalista del Premio Strega Europeo, giunto alla sua dodicesima edizione, un traguardo che conferma il valore di un riconoscimento nato per celebrare la letteratura che attraversa confini e lingue.

  • La scoperta dell’Olanda di Jan Brokken, in uscita per Iperborea nella traduzione di Claudia Cozzi,
  • Theodoros di Mircea Cărtărescu (Il Saggiatore, traduzione di Bruno Mazzoni),
  • La metà della vita di Terézia Mora (Gramma, traduzione di Daria Biagi),
  • Il giorno dell’ape di Paul Murray (Einaudi Stile Libero, traduzione di Tommaso Pincio),
  • L’ultima sirena di Iida Turpeinen (Neri Pozza, traduzione di Nicola Rainò).

Sarà una giuria composta da 25 autrici e autori italiani a decretare il vincitore o la vincitrice: l’annuncio è atteso per domenica 18 maggio, nella cornice suggestiva del Circolo dei lettori di Torino, durante il Salone del Libro. Un appuntamento che non premia soltanto l’opera originale, ma che, come da tradizione, rende omaggio anche a chi ne ha reso possibile la lettura in italiano, valorizzando il delicato e creativo lavoro della traduzione. Un doppio sguardo sulla letteratura: quello dell’autore e quello di chi, con sensibilità e rigore, lo accompagna fino a noi.

Premio Strega Saggistica

Nello stesso contesto, è stata resa nota un’altra importante novità che segna una svolta nella storia del premio: la cinquina finalista della prima edizione del Premio Strega Saggistica. Un debutto atteso, che riconosce ufficialmente il valore del saggio come strumento di indagine, racconto e interpretazione della realtà, capace di unire rigore e accessibilità, profondità e divulgazione.

  • Geopolitica dell’intelligenza artificiale di Alessandro Aresu (Feltrinelli).
  • Il suicidio di Israele di Anna Foa (Laterza).
  • Corpo, umano di Vittorio Lingiardi (Einaudi).
  • 20100.Come sarà l’Asia, come saremo noi di Simone Pieranni (Mondadori).
  • Narrare l’Italia. Dal vertice del mondo al Novecento di Luigi Zoja (Bollati Boringhieri).

I cinque titoli selezionati per questa prima edizione promettono uno sguardo lucido e originale sul nostro tempo e sul nostro passato. Un esordio che non è solo simbolico, ma che segna l’apertura del Premio Strega a nuove forme di narrazione, dove la ricerca e l’analisi si mettono al servizio del grande pubblico, senza mai rinunciare alla qualità. Un passo importante, insomma, per dare voce anche a quelle storie vere, documentate e necessarie, che sanno illuminare il mondo tanto quanto la narrativa.

Il Premio  verrà assegnato sulla base dei voti di 700 giurati, un corpo elettorale variegato e ben orchestrato, che rappresenta un microcosmo della società civile e culturale italiana. A comporlo, innanzitutto, 400 “Amici della domenica”, gli storici membri del premio, a cui si affiancano 245 votanti dall’estero, selezionati attraverso 35 Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Ognuno di questi istituti propone 7 giurati, scelti con cura tra studiosi, traduttori e appassionati della nostra lingua e letteratura, portando così una voce internazionale nella scelta del vincitore. A completare il mosaico, ci sono 25 voti collettivi, espressi da scuole, università e dai circoli di lettura delle Biblioteche di Roma, a cui si aggiungono 30 lettori forti, selezionati tra esponenti del mondo professionale e imprenditoriale. Un meccanismo complesso e affascinante, dove ogni voto è pensato per offrire una visione sfaccettata e autentica della letteratura che parla al presente.

I 12 libri finalisti in dettaglio

Valerio Aioll con “Portofino blues” (Voland), proposto da Laura Bosio.

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Lunedì 8 gennaio 2001, verso le sette di sera, nel giardino di Villa Altachiara a Portofino, scompariva la contessa Francesca Vacca Agusta, per anni protagonista del jet set italiano e internazionale. Prendeva il via quella sera un’indagine che avrebbe riempito le cronache di giornali e tv per settimane, mesi e anni, senza soluzione né requie neppure quando, una ventina di giorni più tardi, il cadavere venne ritrovato in mare, a pochi metri da una baia in Costa Azzurra. Come e perché cadde dalla rupe la contessa? Chi c’era con lei quella sera? Qualcuno la spinse o si trattò di una fatalità? Ricostruendo come in un puzzle questa vicenda intricata e mai chiarita fino in fondo di amori e disamori, di droghe ed eredità milionarie, di yacht da sogno e flussi di denaro da incubo, che spazia dalla Liguria alla Lombardia, dalla Svizzera alla Tunisia, da Miami ad Acapulco, Valerio Aiolli scrive un romanzo inquietante come un noir e prova ad afferrare una risposta che sfugge, alternando il punto di vista dei principali personaggi coinvolti, le dichiarazioni rilasciate e gli articoli che hanno coperto la vicenda. In un serrato dentro e fuori da Villa Altachiara, rivive dunque non solo Francesca Vacca Agusta ma anche la storia industriale, politica e di costume del nostro paese.

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Saba Anglana con “La signora meraviglia” (Sellerio Editore), proposto da Igiaba Scego.

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Un esordio lirico e ironico tra memoir e saga familiare. La ricerca delle origini tra una Mogadiscio magica e un’Italia in trasformazione.

«Da una ragazzina che tra gli arbusti di caffè africani fugge qualcosa di inevitabile parte un racconto vertiginoso che arriva fino a noi, le nostre strade, il cuore del nostro presente. Una trama di affetti, conflitti e nostalgie, memorie tenaci, stupide burocrazie e dolcezze familiari dove ogni cosa diventa avventura, coraggiosa, pericolosa, vitale. E domina la sorprendente felicità di raccontare con allegria tutta la brutalità e la meraviglia del nostro tempo».
Marino Sinibaldi

Un uomo insegue una giovane, poco più di una bambina, che corre disperata per salvarsi la vita. Lui è somalo, lei etiope, si chiama Abebech, e verrà abbandonata in Somalia con una figlia e un vuoto incolmabile dentro di sé. Nel 1938 l’Africa Orientale Italiana è un regno coloniale, un nuovo impero nato da pochi anni. Molti decenni dopo, nel 2015 a Roma, Dighei è una signora etiope dal carattere ribelle. Ha bisogno di prendere la cittadinanza, il governo ha imposto nuove regole per gli stranieri, anche per chi è in Italia da quarant’anni insieme al resto della famiglia. La nipote Saba aiuta la zia a muoversi nella burocrazia di una città faticosa e contraddittoria: dipendenti comunali confusi, documenti impossibili da reperire, barriere di ogni tipo, situazioni talmente assurde da diventare comiche. Questo percorso frustrante alla ricerca della agognata signora Meraviglia – come in casa chiamano la cittadinanza italiana – si rivela decisivo per comprendere la natura di un turbamento che da nonna Abebech fino a Saba stessa ha infestato tutte loro. Un sentimento oscuro, un senso martellante e oppressivo di vuoto, forse un bisogno insoddisfatto di capire chi si è davvero, la paura raggelante di non essere niente e nulla.
Dal passato emerge la storia di una famiglia sin dall’inizio sradicata: Abebech giunge a Mogadiscio seguendo il caso e la necessità, e in ascolto dei presagi di un indovino. Qui conosce il suo futuro marito e finalmente, con i loro otto figli, sembra possibile una parvenza di felicità, di serenità familiare. Almeno fino a quando Abebech non inizia a scivolare in un abisso dove le parole e il senso della vita svaniscono. Forse è posseduta da uno spirito pericoloso e inquietante, che solo una donna può aiutarla ad affrontare. Questa donna ha un nome che tornerà molti anni dopo: Wezero Dinkinesh, letteralmente signora Meraviglia.
Saba Anglana ha scritto un romanzo di verità violentissima e un memoir pieno di dolcezza, di ironia, a tratti picaresco. Nelle sue pagine che si muovono tra il presente e la Storia tutto è nuovo, diverso, inaspettato: gli spettri esistono davvero, la frustrazione quotidiana si scioglie in risata, il dolore viene condiviso senza vergogna, la violenza del passato si può disinnescare, tramutandola in una energia inattesa.

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Andrea Bajani con “L’anniversario” (Feltrinelli), proposto da Emanuele Trevi.

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Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l’origine, sfuggire alla sua stretta? Dopo dieci anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura “con la forza brutale del romanzo”. E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce “scandalosamente calma”, come scrive Emmanuel Carrère a rimarcarne la potenza implacabile. Il racconto che ne deriva è il ritratto struggente e lucidissimo di una donna a perdere, che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime in cui possesso e richiesta d’amore sono i lacci di un unico nodo. L’isolamento stagno a cui li costringe viene infranto a tratti dagli squilli di un apparecchio telefonico mal tollerato, da qualche sporadico compagno di scuola, da un’amica della madre che viene presto bandita. In questo microcosmo concentrazionario, a poco a poco si innesta nel figlio, e nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita – essere sé stessi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. Con la certezza che, per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato. L’anniversario è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia. Ci ferisce con la sua onestà, ci disarma con il suo candore, ci mette a nudo con la sua verità. È lo schiaffo ricevuto appena nati: grazie a quel dolore respiriamo. Dieci anni fa, quel giorno, ho visto i miei genitori per l’ultima volta. Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita.

ACQUISTAElvio Carrieri con “Poveri a noi” (Ventanas), proposto da Valerio Berruti.

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Nel cortile di una scuola media della periferia barese uno studente viene massacrato di botte da un compagno e ricoverato in prognosi riservata. A distanza di pochi metri, inerme, un altro ragazzo osserva la scena. Il senso di colpa per non essere intervenuto lo tormenterà per sempre. Passano quasi vent’anni. Nel frattempo, dimenticato quel momento tragico, Plinio (la vittima) e Libero (il testimone defilato del pestaggio) sono diventati amici. Un’amicizia basata sulla protezione reciproca. Ma quando Libero, professore in un carcere, incontra Letizia, una psicologa originaria della Valle d’Itria, il rapporto con Plinio si trasforma. Sullo sfondo di una città, Bari, ormai ridotta cinicamente alla sua anima scheletrica e post-industriale, tormentata da scandali locali e da losche manovre politiche, non c’è dramma che le tre giovani figure urbane non possano esorcizzare. Non importa quanto dolore vi sia in gioco.

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Deborah Gambetta con “Incompletezza. Una storia di Kurt Gödel” (Ponte alle Grazie), proposto da Claudia Durastanti.

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Come distaccarsi da un amore malato, afflitto da litigi perpetui, manipolazioni, fughe e ritorni? Trovando un’altra ossessione, come se ci si innalzasse su un ramo più alto dello stesso albero: questo racconta Deborah Gambetta nello stupefacente romanzo che avete in mano, in cui l’incontro con la vita e il pensiero di Kurt Gödel – uno dei maggiori matematici della Storia, autore di teoremi fondamentali per l’intero edificio della scienza e della tecnica – rappresenta l’innesco di una vita nuova, l’iniziazione a un universo misterioso e fantastico. Con la dedizione assoluta di chi deve salvarsi la vita, l’autrice/narratrice si rifugia nella matematica e al contempo nella conoscenza personale, quasi viva, dell’uomo Gödel: solo così troverà la chiave per fare i conti con l’assenza di senso, l’incaponirsi del destino, la casualità delle vicende umane. “Incompletezza” è un romanzo unico nella sua riuscita fusione di due grandi temi apparentemente opposti: da un lato la ricerca di una passione materiale definitiva, che ci spossessi per sempre di noi, dall’altro l’ambizione a una conoscenza pura e astratta, che contempli soltanto sé stessa. Il genio sovrannaturale e umanissimo di Kurt Gödel può trasformarsi allora, per chi narra e per chi legge, in un nuovo Virgilio, in una guida verso un senso possibile, verso un ordine fragile ma autentico della vita e del mondo.

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Wanda Marasco con “Di spalle a questo mondo” (Neri Pozza), proposto da Giulia Ciarapica.

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Se è vero che ogni esistenza viene al mondo per incarnare un dramma, quello di Ferdinando Palasciano e di sua moglie Olga Pavlova Vavilova è tra i più dolenti e irriducibili: è il dramma dell’imperfezione. Fin da bambino Ferdinando ha odiato la morte al punto da fare della salvezza la sua ossessione di medico. Ma una vocazione così grande, scontrandosi con le iniquità subite, non può che fallire e trovare casa nella follia. Olga, nella sua infanzia a Rostov, ha dovuto misurarsi proprio con l’alienazione materna, quintessenza di Storia e fragilità. Unico scampo da essa la fuga, frenata da una radice nascosta sotto la neve e dalla zoppia, che diventa destino e comunione con l’imperfetto. Ma si può vivere a un passo dall’ideale? Ferdinando, dal buio della sua ratio opacizzata, continuerà a salvare asini e pupi; mentre Olga, pur guarita dalla scienza e dall’amore di Ferdinando, tornerà a claudicare. Voi non credete che quando ci spezziamo è per sempre? La domanda che Olga rivolge al pittore Edoardo Dalbono è sintesi di una irreparabilità e di una caduta che restano perenni.

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Renato Martinoni con “Ricordi di suoni e di luci. Storia di un poeta e della sua follia” (Manni), proposto da Pietro Gibellini.

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Lo strambo, il vagabondo, il matto di cui si narra in questo romanzo è Dino Campana, uno dei più grandi poeti del Novecento italiano. Nato nel 1885 e morto in manicomio nel 1932, dopo quattordici anni di reclusione, il protagonista di questa vicenda, in cui storia e invenzione corrono parallele, a volte dialogando, altre mescolandosi, altre ancora incrociandosi per poi seguire strade diverse, è celebre per i suoi vagabondaggi, spesso conclusi con il carcere o il ricovero in una clinica psichiatrica, per una infuocata avventura d’amore con la scrittrice Sibilla Aleramo e soprattutto per la sua passione incondizionata per la poesia. È una lettura fulminante a cambiargli la vita. È la fine di un sogno, quello di poter essere ancora poeta, a trasformarla per sempre nella follia.

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Paolo Nori con “Chiudo la porta e urlo” (Mondadori), proposto da Giuseppe Antonelli.

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Raffaello Baldini è un poeta grandissimo eppure pochi sanno chi è, e di quei pochi pochissimi ne hanno riconosciuto la voce. Perché scrive nel bel dialetto di Sant’Arcangelo di Romagna? Ma no. Paolo Nori ci rammenta che è poeta enorme anche nel bell’italiano con cui il poeta ha sempre tradotto a pie’ di pagina i suoi versi. E quante storie si trascinano appresso quei versi, quante immagini suscitano, quanti personaggi, quanto universo c’è in quel mondo apparentemente piccolo. Come sua consuetudine, Paolo Nori attraversa l’avventura poetica di Baldini quasi come non ci fosse altro intorno, di sé facendo il filtro di una bellezza che viene su come da un fontanile e fa paura, perché ci lascia straniti. Ecco che – non diversamente da quanto è accaduto con Dostoevskji e Achmatova – l’immaginazione di Baldini si scioglie dentro quella di Nori, fatta com’è di caratteri e di accadimenti apparentemente minimi: i morti che “non dicono niente e sanno tutto”, gli uomini che invece di calarsi gli anni se li crescono, lo stare lì di una donna davanti alla circonvallazione per guardare “che passa il mondo”. Fra spinte e controspinte, fra il “cominciamo pure” e il “continuiamo pure” che ricorrono a battere il ritmo, impariamo che, sempre più, la scrittura di Nori è la messa a fuoco progressiva di un carattere, il suo: il suo essere “coglione”, il suo essere “bastiancontrario”, il suo essere “matto come un russo”, il suo essere innamorato di un poeta come Raffaello Baldini, il suo magone davanti alla casa dei Nori come fosse una scatola di bottoni, il suo stare a vedere la vita come va avanti a ogni svolto imprevisto dello stare al mondo.

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Elisabetta Rasy con “Perduto è questo mare” (Rizzoli), proposto da Giorgio Ficara.

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Napoli, anni Cinquanta. Una città tanto piena di luce da sembrare quasi fatata. Ma anche devastata dalla guerra e dimenticata dalla storia. Da lì, all’improvviso, una ragazzina viene portata via, lasciando per sempre il padre nell’ombra di una casa elegante e fatiscente. Lei crede di dimenticarlo ma, molti decenni dopo, la morte di un amico e maestro amato, lo scrittore napoletano Raffaele La Capria, fa riemergere dal fondo della memoria l’immagine di lui. Della stessa generazione, i due uomini hanno avuto un diverso destino: l’uno realizzato nei suoi libri, l’altro murato nella sua solitudine. Eppure entrambi sono stati ammaliati e respinti da quella città di incanto e desolazione, entrambi scossi e feriti da intimi segreti. Così sullo sfondo dei loro desideri e tormenti comincia un viaggio nella terra straniera del passato, e si snoda la storia di quella ragazzina che cresce e si forma sotto il segno della diversità, in un’Italia poco accogliente per le donne che non si adeguano alle regole del gioco femminile. “Perduto è questo mare” è un romanzo profondo ed emozionante su un difficile affetto filiale e su un potente sentimento d’amicizia, un’immersione nel regno remoto dei padri, costellato di amori intensi, abbandoni, allegrie e malinconie, che rimanda a echi lontani: da Enea sceso negli Inferi per cercare Anchise, a Kafka con la sua lettera al genitore carica di risentimento. Un libro in cui esperienze e ricordi riaffiorano dolci ma taglienti, mentre Elisabetta Rasy si interroga: è possibile reinventarsi una paternità ideale, altrove? E ancora: nella memoria incontriamo davvero di nuovo le persone amate e scomparse? E i conti finalmente tornano?

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Michele Ruol con “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” (TerraRossa), proposto da Walter Veltroni.

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Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. In questo esordio luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in cui abitavano, riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo di noi stessi. Vincitore 31ª edizione premio Giuseppe Berto. Vincitore 9ª edizione premio Fondazione Megamark.

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Nadia Terranova con “Quello che so di te” (Guanda), proposto da Salvatore Silvano Nigro.

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C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni. Ma chi era Venera? Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Per scoprirlo, è fondamentale interrogare la Mitologia Familiare, che però forse mente, forse sbaglia, trasfigura ogni episodio con dettagli inattendibili. Questa non è solo una storia di donne, ma anche di uomini. Di padri che hanno spalle larghe e braccia lunghe, buone per lanciare granate in guerra. Di padri che possono spaventarsi, fuggire, perdersi. Per raccontare le donne e gli uomini di questa famiglia, le loro cadute e il loro ostinato coraggio, non resta altro che accettare la sfida: non basta sognare il passato, bisogna andarselo a prendere. Ritornare a Messina, ritornare fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate, fra l’invenzione e la realtà, fra i responsi della psichiatria e quelli dei racconti familiari. Nadia Terranova ci consegna con queste pagine il suo romanzo più personale e più intenso, che ci interroga sul potere della memoria, individuale e collettiva, e sulla nostra capacità di attraversarla per immaginare chi siamo.

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Giorgio van Straten con “La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri” (Laterza), proposto da Edoardo Nesi.

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Nada ha vent’anni, una bambina di due ed è sola. Il marito è partito volontario per la guerra in Africa. La sua famiglia è lontana e nella nuova città dove abita non conosce quasi nessuno. Hermann di anni ne ha quasi quaranta, una famiglia in Germania, è sottufficiale della Wehrmacht e odia Hitler. Si incontrano per caso in un pomeriggio d’inverno a Marina di Carrara e si innamorano. Insieme decidono di fuggire, lei da una famiglia sbagliata, lui da un esercito che da alleato è diventato occupante e invasore. Scappano sui monti e si uniscono ai partigiani. Rischieranno la vita, parteciperanno alla liberazione di Parma, convinti che il futuro sia dalla loro parte. Non sarà così. Giorgio van Straten ci porta sapientemente sulle tracce di Nada e di Hermann, inseguendo persone, documenti, oggetti, fotografie: riaffiora così una storia incredibile e ricca di colpi di scena. Una ricerca che ci fa ‘inciampare’ in domande e interrogativi che riguardano tutti: l’amore è una forza capace di travolgerci, anche di farci rischiare la vita stessa? I grandi sogni della giovinezza indirizzano tutta la nostra esistenza o sono destinati a diventare fonte inesauribile di nostalgia e frustrazione? Le cicatrici di esperienze così travolgenti possono essere nascoste e dimenticate?

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L’elenco dei libri presentati dagli Amici della domenica

  1. Valerio Aiolli, Portofino blues (Voland), proposto da Laura Bosio.
  2. Roberto Andò, Il coccodrillo di Palermo (La nave di Teseo), proposto da Roberto Alajmo.
  3. Saba Anglana, La signora meraviglia (Sellerio Editore Palermo), proposto da Igiaba Scego.
  4. Rossano Astremo, Nudo di padre (Solferino), proposto da Francesco Caringella.
  5. Andrea Bajani, L’anniversario (Feltrinelli), proposto da Emanuele Trevi.
  6. Beatrice Beneforti, Martire a domicilio (Castelvecchi), proposto da Gabriele Ametrano.
  7. Giorgio Biferali, Sono quasi pronto (Ponte alle Grazie), proposto da Leonardo Colombati.
  8. Michele Bitossi, Ma io quasi quasi (Accento), proposto da Daniele Rielli.
  9. Giuliano Brenna, L’odore dei cortili (Il ramo e la foglia edizioni), proposto da Franco Buffoni.
  10. Vito Bruschini, I banchieri del diavolo. I fratelli Bergmeyer (Newton Compton Editori), proposto da Laura Massacra.
  11. Dario Buzzolan, Baracca e burattini (Mondadori), proposto da Massimo Gramellini.
  12. Cosimo Calamini, Ferro e ruggine (Morellini), proposto da Roberta Mazzanti.
  13. Nicola Campiotti, Tutto tra noi è infinito (Sperling & Kupfer), proposto da Giovanna Melandri.
  14. Emanuele Canzaniello, Breviario delle Indie (Wojtek), proposto da Giuseppe Montesano.
  15. Piera Carlomagno, Ovunque andrò (Solferino), proposto da Valeria Parrella.
  16. Elvio Carrieri, Poveri a noi (Ventanas), proposto da Valerio Berruti.
  17. Gino Castaldo, Il ragazzo del secolo o della rivoluzione perduta (HarperCollins Italia), proposto da Neri Marcorè.
  18. Giuseppe Cerasa, Sipario siciliano. Storie di donne, passioni, segreti, mafia ed eroi senza gloria (Aragno), proposto da Antonio Monda.
  19. Antonella Cilento, La babilonese (Bompiani), proposto da Sandra Petrignani.
  20. Tiziana D’Oppido, Dodici (Round Robin Editrice), proposto da Ignazio Marino.
  21. Riccardo De Gennaro, Il quarto piano (Miraggi Edizioni), proposto da Leopoldo Fabiani.
  22. Federica De Paolis, Da parte di madre (Feltrinelli), proposto da Giancarlo De Cataldo.
  23. Anna Di Cagno, L’anno della garuffa (Arkadia), proposto da Ilaria Catastini.
  24. Pier Paolo Di Mino, Lo splendore. Vol. 1: L’infanzia di Hans (Laurana Editore), proposto da Saverio Simonelli.
  25. Simona Dolce, Il vero nome di Rosamund Fischer (Mondadori), proposto da Filippo La Porta.
  26. Paola Fabiani, Corallium (Helicon), proposto da Marcello Rotili.
  27. Mario Falcone, Leuta (Arkadia), proposto da Gianpiero Gamaleri.
  28. Angelo Ferracuti, Il figlio di Forrest Gump (Mondadori), proposto da Lorenzo Pavolini.
  29. Roberto Ferrucci, Il mondo che ha fatto (La nave di Teseo), proposto da Claudio Magris.
  30. Enrico Fink, Una storia di fantasmi (Lindau), proposto da Ottavia Piccolo.
  31. Mariagloria Fontana, Vieni dal buio (Castelvecchi), proposto da Alfonso Celotto.
  32. Dario Franceschini, Aqua e tera (La nave di Teseo), proposto da Romano Montroni.
  33. Katia Fundarò, Familienalbum (Ischìre), proposto da Riccardo Cavallero.
  34. Deborah Gambetta, Una storia di Kurt Gödel (Ponte alle Grazie), proposto da Claudia Durastanti.
  35. Michele Gambino, Un pezzo alla volta. Storia di un giornalista e del suo tempo (Manni), proposto da Carlo D’Amicis.
  36. Giorgio Ghiotti, Casa che eri (Hacca), proposto da Giulia Caminito.
  37. Monica Giorgi, Serena Marchi, Domani si va al mare. Wimbledon, anarchia, prigioni, esilio e nuovi mondi (Fandango Libri), proposto da Pierluigi Battista.
  38. Giovanni Greco, Il Club 27 (Ponte alle Grazie), proposto da Maria Teresa Carbone.
  39. Silvia Grossi, L’isola di Elsa (Libri dell’Arco), proposto da Giovanni Maritati.
  40. Riccardo Ielmini, Spettri Diavoli Cristi Noi (Neo Edizioni), proposto da Michele Dalai.
  41. Daniele Kong, Bestie in fuga (Coconino Press), proposto da Simonetta Sciandivasci.
  42. Sergio La Chiusa, Il cimitero delle macchine (Miraggi Edizioni), proposto da Giuseppe Lupo.
  43. Emanuele Ludovisi, Il grande dilettante di Lisbona (Palombi Editori), proposto da Marcello Ciccaglioni.
  44. Wanda Marasco, Di spalle a questo mondo (Neri Pozza), proposto da Giulia Ciarapica.
  45. Sebastiano Martini, Il desiderio imperfetto (Arkadia), proposto da Claudio Strinati.
  46. Renato Martinoni, Ricordi di suoni e di luci. Storia di un poeta e della sua follia (Manni), proposto da Pietro Gibellini.
  47. Michele Masneri, Paradiso (Adelphi), proposto da Gian Arturo Ferrari.
  48. Giulio Milani, Codice Canalini. Ingrate patrie lettere! (Transeuropa), proposto da Massimo Onofri.
  49. Francesca Romana Mormile, Di quel che c’è, non manca niente (Marlin), proposto da Rosa Maria Grillo.
  50. Andrea Moro, Cinquantun giorni (La nave di Teseo), proposto da Paolo Di Paolo.
  51. Erica Mou, Una cosa per la quale mi odierai (Fandango Libri), proposto da Concita De Gregorio.
  52. Mimmo Muolo, Ribellarsi alla notte. Una storia di Natale (Paoline Editoriale Libri), proposto da Giovanni Grasso.
  53. Raffaele Nigro, Il dono dell’amore (La nave di Teseo), proposto da Renato Minore.
  54. Paolo Nori, Chiudo la porta e urlo (Mondadori), proposto da Giuseppe Antonelli.
  55. Ciriaco Offeddu, Istella mea (Giunti Editore), proposto da Giuseppe Conte.
  56. Ilaria Palomba, Purgatorio (Alter Ego), proposto da Francesca Pansa.
  57. Piergiorgio Paterlini, Confiteor (Piemme), proposto da Lorenza Foschini.
  58. Gianluca Peciola, La linea del silenzio. Storia di famiglia e di lotta armata (Solferino), proposto da Gioacchino De Chirico.
  59. Morena Pedriali Errani, Il cielo sopra Gaza non ha colori (Perrone), proposto da Giorgio Nisini.
  60. Alessandro Perissinotto, La guerra dei Traversa (Mondadori), proposto da Alessandro Barbero.
  61. Attilio Piovano, Il tatuaggio della farfalla (Gremese Editore), proposto da Silvana Cirillo.
  62. Nikolai Prestia, La coscienza delle piante (Marsilio), proposto da Daniele Mencarelli.
  63. Annella Prisco, Noi, il segreto (Guida), proposto da Corrado Calabro.
  64. Giuseppe Procaccini, Porte di vetro. Novelle intrecciate e tre intermezzi (Nemapress), proposto da Sergio Santoro.
  65. Stefano Rapone, Racconti scritti da donne nude (Rizzoli Lizard), proposto da Beppe Cottafavi.
  66. Elisabetta Rasy, Perduto è questo mare (Rizzoli), proposto da Giorgio Ficara.
  67. Natale Antonio Rossi, La riga infinita. Romanzo dei romanzi (Bertoni), proposto da Nicola Bottiglieri.
  68. Paolo Ruffilli, Fuochi di Lisbona (Passigli), proposto da Maurizio Cucchi.
  69. Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa), proposto da Walter Veltroni.
  70. Carmelo Sardo, Le notti senza memoria (Bibliotheka Edizioni), proposto da Angelo Piero Cappello.
  71. Emiliano Sbaraglia, Leggere Dante a Tor Bella Monaca (E/O), proposto da Marco Cassini.
  72. Massimiliano Scudeletti, La laguna del disincanto (Arkadia), proposto da Giovanni Pacchiano.
  73. Sonia Serazzi, Una luce abbondante (Rubbettino), proposto da Romana Petri.
  74. Nadia Terranova, Quello che so di te (Guanda), proposto da Salvatore Silvano Nigro.
  75. Hilary Tiscione, Setole (Alessandro Polidoro Editore), proposto da Filippo Bologna.
  76. Giorgia Tolfo, Wild swimming (Bompiani), proposto da Laura Pugno.
  77. Cecilia Tosi, Maremma perestrojka (Round Robin Editrice), proposto da Luciana Castellina.
  78. Giorgio Van Straten, La ribelle. Vita straordinaria di Nada Parri (Laterza), proposto da Edoardo Nesi.
  79. Grazia Verasani, Hotel Madridda (Marsilio), proposto da Enrico Deaglio.
  80. Nicoletta Verna, I giorni di Vetro (Einaudi), proposto da Elena Stancanelli.
  81. Annamaria Zizza, La dolciera siciliana (Marlin), proposto da Marcello Fois.

 

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Faccio i conti con la mia insaziabile voglia di conoscenza, mi piace condividere con gli altri le cose che imparo e confrontarmi, questo blog tenta di raccogliere i pezzi confusi di me.

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E’ tempo di …

… rinascita, clima dolce, mandorli in fiore, luce forte, canti di uccelli, colori, prati fioriti, bambini che giocano in cortile, profumi, aria aperta, carezze di sole, di amori ed innamoramenti…

I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli. (Khalil Gibran)

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