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SEI QUI: Home » Libro Caffè » Miti e leggende » Il miraggio di Fata Morgana
Miti e leggende

Il miraggio di Fata Morgana

19 Gennaio 2017Updated:7 Gennaio 20242 commenti5 Mins Read
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Il miraggio di Fata Morgana

Nello Stretto di Messina si verifica un fenomeno ottico chiamato Fata Morgana, è un miraggio che si può osservare sia dalla terra ferma che in mare, gli oggetti distanti come le coste o barche sembrano cambiare la loro posizione e si ha l’impressione che siano più vicini, in sostanza la distanza tra la Calabria e la Sicilia sembra essere di poche centinaia di metri, in casi rari e per brevi istanti si possono distinguere le case e addirittura le persone.

Chi era la Fata Morgana?

Conosciuta anche come “fata delle acque“, è una creatura sovrannaturale della mitologica celtica ed è anche una dei principali antagonisti di re Artù e di mago Merlino.
La prima opera letteraria nella quale appare la figura di Morgana è la “Vita Merlini” di Goffredo di Monmouth, 1148, nella quale Morgen è una fata guaritrice, che cura Re Artù, e che vive ad Avalon con nove sacerdotesse.

Con il passare del tempo la figura di Morgana andrà sempre più assumendo tratti negativi e da guaritrice diventerà traditrice e maga, infatti nella tradizione del ciclo arturiano, Morgana è la maggiore di tre sorelle (le altre due sono Elaine e Morgause), figlie del duca Gorlois di Cornovaglia e di sua moglie Igraine. Igraine ebbe però anche un figlio illegittimo dal re britanno Uther Pendragon, il quale venne affidato al mago Merlino e sarebbe poi diventato re Artù.

Anche Morgana imparò le arti magiche da Merlino, ma fu sempre gelosa della gloria del fratellastro Artù e di sua moglie Ginevra e si adoperò per distruggerli. A Morgana viene comunemente ascritto un ruolo di primo piano nel complotto capeggiato da ser Mordred, cavaliere della Tavola Rotonda, che tentò di sottrarre a re Artù la corona di Britannia e la regina, provocando la fine del suo regno.

La leggenda tramanda che la fata Morgana, dopo aver condotto suo fratello Artù ai piedi dell’Etna, rimase incantata dal clima e dalla bellezza delle terre etnee e dal mare stupendo, fino al punto di decidere di stabilirsi nelle profondità nel centro delle acque dello stretto di Messina, dove nel suo palazzo di cristallo ospita tutte le fate e le buone maghe di tutto il Mediterraneo.

fatamorgana (2)

La prima leggenda narra che al tempo dei conquistatori barbari, quando le loro onde compatte travolgevano popoli, uno di questi re, dopo aver attraversato tutta la penisola giunse in Calabria e si trovò davanti la meravigliosa isola siciliana ed in quella giornata d’agosto, il cielo e il mare erano senza un alito vento, una leggera nebbiolina velava l’orizzonte e mentre il re barbaro contemplava su come poterla raggiungere gli apparve una donna bellissima che gli disse “Vedo che guardi quella meravigliosa isola e ne ammiri le distese di aranci e ulivi, i dolci declivi ed il suo magico vulcano. Io posso donartela se la vuoi.”

A quel punto l’aria si fece limpida e l’isola gli apparve vicinissima, vedeva le sue spiagge, le montagne piene di ulivi, aranci e limoni che poteva quasi toccare, il re euforico si buttò in acqua, con la sicurezza di poterla raggiungere con pochi passi, ma il miraggio si ruppe e il re affogò.

La seconda leggenda narra del re normanno Ruggero, a cui andò decisamente meglio.
Nel periodo in cui gli  Arabi, dal 827, dominavano incontrastati il mediterraneo e l’isola siciliana, fino al 1091 per opera dei Normanni.

Nel 1060 tre temerari cavalieri Messinesi: Cola Camuglia, Ansaldo da Patti e Jacopino Saccano decisero di sfidare i dominanti Arabi e chiesero aiuto ad un condottiero normanno, il Conte Ruggero d’Altavilla e portandogli in dono una spada a due mani ed una croce, gli riferirono che i Messinesi e i Siciliani sarebbero stati disposti a tutto pur di liberarsi dalla tirannia araba.

Dopo aver ricevuto l’autorizzazione da parte di sua santità Papa Nicola II, Ruggero il Normanno, si recò in Calabria e, passeggiando lungo il litorale, cominciò a riflettere su come avrebbe potuto attraversare lo stretto di Messina, poiché ancora non possedeva neanche un’imbarcazione e il suo esercito era composto soltanto da 200 cavalieri.

Improvvisamente cominciò a sentire un profumo di Zagare e udì una musica di guerra mista a lamenti, provenienti dall’isola di fronte, Ruggero chiese ad un eremita cosa fosse quel profumo e quei suoni, l’eremita rispose che il profumo era quello delle zagare, i fiori degli agrumi, i lamenti venivano dalla gente siciliana ridotta in schiavitù, mentre i canti e la musica era quello degli arabi che danzavano in festa.

Ruggero continuò a passeggiare pensierosamente finché un tratto d’acqua cominciò ad agitarsi e gli apparve la Fata Morgana che, leggendo nella mente di Ruggero, offrì il suo aiuto per passare sulla sponda opposta e si impegnò per fornirgli in esercito col quale poter combattere e sconfiggere gli arabi.
Ma Ruggero, da cattolico credente, decise di rifiutare garbatamente l’offerta: “Mi dispiace cara Morgana, ma proprio non posso accettare il tuo aiuto, in quanto io sono di Fede Cristiana e dunque sarà la Madonna che mi assisterà nell’impresa che sto per compiere”.

Morgana, per convincerlo ad accettare il suo aiuto, mostrò a Ruggero ciò che era in grado di fare e con la sua magia fece si che la Sicilia apparisse improvvisamente vicina, come raggiungibile con un salto e fece comparire palazzi strade e immensi giardini lungo le coste messinesi.

Ruggero, anche se molto meravigliato, continuò a rifiutare con garbo l’aiuto, a quel punto le visioni scomparvero e Morgana se ne andò su un carro tirato da sette cavalli bianchi con le criniere azzurre, nelle profondità del mare.
L’anno successivo nella primavera del 1061, Ruggero, sollecitato dai cavalieri messinesi e spalleggiato anche dalle forze militari del Kaid di Catania, con un esercito di 1700 uomini, sbarcò in Messina conquistandola e da qui riuscì a conquistare tutta la Sicilia liberandola dalla dominazione Araba.

Il miraggio è visibile ancora oggi nello Stretto di Messina, nelle giornate particolarmente calde ed afose, come quelle estive e settembrine ed in particolari condizioni di luce, le minuscole goccioline di acqua rarefatta fungono da lente di ingrandimento.

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Faccio i conti con la mia insaziabile voglia di conoscenza, mi piace condividere con gli altri le cose che imparo e confrontarmi, questo blog tenta di raccogliere i pezzi confusi di me.

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View 2 Comments

2 commenti

  1. francesco on 5 Dicembre 2020 16:54

    Eccellente spiegazione, complimenti.
    Se possibile gradirei conoscere perchè la sindrome di intossicazione da funghi dovuta alla specie “Chlorophyllum molybdites” prende il nome di “morganismo” ?

    Reply
    • Ketty on 7 Dicembre 2020 16:32

      Ho fatto alcune ricerche, ma non sono riuscita a trovare nessuna fonte. Sembrerebbe che questo tipo di funghi veniva usato da fate e streghe per fare i cerchi nei boschi dove venivano praticati rituali magici.

      Reply
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