C’è una categoria di artisti che sembra non limitarsi a disegnare storie, le vivono, le osservano, le smontano per poi restituircele in forma di fumetto, di racconto, di frammento poetico che sa diventare universale. Uno di questi è Giacomo Keison Bevilacqua, classe 1983, romano e allergico all’ovvio, è uno di quegli autori che non si accontentano di disegnare, lui scrive con la pancia, con la testa, e sì, anche con le sue ferite ben in vista. Forse il suo nome vi dice qualcosa o forse no, ma se vi dico “A Panda Piace“, allora è probabile che un sorriso vi affiori sulle labbra.
Bevilacqua è un autore generazionale che ha saputo parlare, e spesso anticipare, i temi di un’epoca in cui fragilità, ironia e identità si intrecciano. Nel 2008 con “A Panda Piace”, una striscia a fumetti dal tratto essenziale e dal tono surreale, si afferma prima su internet e poi su carta, diventando un piccolo fenomeno editoriale.
Ha raccontato che l’idea nacque quasi per gioco, ma, come spesso accade nei casi di ispirazione vera, il gioco si trasforma presto in qualcosa di più profondo. E’ uno di quegli autori che non ti fanno urlare al genio, ma che intanto ti entrano sotto pelle. Lui disegna un panda e ti fotte il cuore. Ti frega così, senza troppe pretese, con una battuta mormorata e un sorriso tirato. Il suo panda non è felice. È funzionale, fragile, goffo, confuso. Come tutti noi.
Il protagonista, un panda con la testa grossa, lo sguardo perso, dal carattere stralunato e teneramente nevrotico, che si esprime attraverso brevi frasi lapidarie e situazioni surreali. E’ il riflesso di una generazione precaria, disillusa, ma ancora capace di ridere di sé stessa. Il successo virale dell’opera dimostra la capacità di Bevilacqua di intercettare lo spirito del tempo con leggerezza e intelligenza, utilizzando l’ironia come strumento di lettura del reale.
Affronta temi tutt’altro che leggeri: ansia, paura, stress, ma non si limita a descriverli, li analizza, li scompone e poi li ricompone offrendo strumenti concreti, e sorprendentemente semplici, per affrontarli e adattarsi ai cambiamenti che la vita ci impone. Tutto questo nasce da un percorso personale di anni, fatto anche di letture e approfondimenti sul cervello umano, sulla neuroplasticità, sulla psicologia, sulla mindfulness e sulle affascinanti scoperte delle neuroscienze. Il suo approccio originale è una miscela calibrata di comicità, riflessione e scienza, capace di rendere accessibili anche i concetti più complessi, senza mai perdere di vista il cuore del messaggio. Perché sì, capirsi è il primo passo per stare meglio. E, come ci insegna la scienza, a volte basta davvero poco per iniziare. Se tutto questo vi affascina dovete leggere “A Panda piace… Capirsi“.
Ma non c’è solo Panda. No, perché Giacomo Keison Bevilacqua è anche l’autore di “Il suono del mondo a memoria”, graphic novel poetica, dove l’autore compie una svolta decisiva, tanto stilistica quanto tematica. Ambientato in una New York osservata con la precisione affettuosa di chi cammina in punta di piedi sul dolore altrui, si mette in scena la vicenda di un introverso fotoreporter che, segnato da una ferita profonda, decide di mettersi alla prova con un esperimento estremo: vivere per due mesi nella città che non dorme mai senza rivolgere la parola a nessuno, solo lo sguardo dietro l’obiettivo, solo il rumore del mondo. L’albo non è più solo racconto, diventa architettura emotiva, spazio di sospensione e meditazione.
C’è un filo che lega tutta la produzione dell’autore, ed è quello della fragilità: fragilità non come cedimento, ma come condizione strutturale dell’umano. Le sue storie non cercano soluzioni, semmai pongono domande.
Con Attica, Bevilacqua sperimenta un ulteriore mutamento, in cui finalmente Bevilacqua prova a dire qualcosa di più grande di un cuore spezzato o di un panda che si lamenta del lunedì, un racconto distopico, una critica sociale filtrata attraverso le lenti dell’azione e della fantascienza. Un cambio di tono e genere che dimostra la sua versatilità e la capacità di reinventarsi senza mai tradire la propria identità autoriale.
Bevilacqua non urla mai, ma sussurra verità che colpiscono. Non ha bisogno di supereroi invincibili o di effetti speciali. Il suo è un mondo in cui il sentimento, l’ironia e l’autoanalisi diventano gli unici poteri davvero necessari. C’è qualcosa di terapeutico nel modo in cui Giacomo racconta. Nei suoi lavori, si ha la sensazione che l’autore stia parlando prima di tutto a se stesso, ma lo fa con tale sincerità da farci sentire coinvolti, quasi spiati, come se qualcuno avesse dato forma ai nostri pensieri più fragili.
Il suo lavoro è la prova che il fumetto può essere letteratura, poesia visiva, specchio dell’anima. E che, se ben usato, un panda può dire più di mille saggi sull’alienazione contemporanea. In un tempo in cui l’autenticità è merce rara, lui non sembra di voler piacere a tutti, racconta se stesso, e così facendo, racconta anche un po’ tutti noi.
Chi è Giacomo Keison Bevilacqua
Roma, 22 giugno 1983. È in questa città eterna, intrisa di storie e contraddizioni, che nasce Giacomo Bevilacqua, artista dallo sguardo curioso e dallo spirito instancabile. Ma per molti, lui è semplicemente Keison, oppure il papà del Panda più introspettivo del web.
Figlio di un musicista e collezionista di fumetti, un’eredità che sembra scritta nel DNA, Giacomo cresce a pane, vignette e creatività. Frequenta il liceo artistico, poi si forma alla Scuola Internazionale di Comics, un passo decisivo per chi sogna di raccontare storie non solo con le parole, ma con i disegni.
Il suo debutto nel mondo del fumetto professionale avviene nel 2006, con una collaborazione con la storica casa editrice Eura Editoriale. Disegna per la serie Detective Dante, sotto la guida di due figure chiave della scena fumettistica italiana: Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni. Presto il suo tratto si fa notare anche su John Doe e su alcune storie brevi pubblicate su Lanciostory, come la miniserie Easter.
Ma c’è un altro palco che Giacomo calca con naturalezza, quello teatrale, infatti tra il 2004 e il 2007 è parte della compagnia Bambini Cattivi di Marco Perrone, dove si cimenta come autore e attore di cabaret. E lo vediamo persino in TV, nel programma Second Italy accanto a Paolo Hendel, in onda su Comedy Central.
Il 22 maggio 2008 accade qualcosa di curioso, sul un blog, in sordina, nasce A Panda piace. Una striscia. Un personaggio. Un mondo. Panda è tenero, malinconico, ironico. Parla di noi, dei nostri pensieri più nascosti. Il successo esplode, e in breve tempo le strisce vengono raccolte da Edizioni BD in volumi che volano via dagli scaffali: A Panda piace (2009) e A Panda piace il bis (2010).
Nel frattempo, Giacomo non si ferma mai, apre con Bartoli e Dell’Otto lo studio creativo “Sold Out”, lavora per il cinema come storyboard artist, crea t-shirt, illustra per la pubblicità, e perfino partecipa a Play the Lab, il laboratorio creativo di Nokia. L’universo di Panda cresce, giochi per iOS, gadget in vendita nelle principali catene, e perfino uno spazio fisso su Wired.it.
Nel 2010, persino LA7 gli affida le sue strenne natalizie animate. Il personaggio ormai è ovunque, tra le pagine della Gazzetta dello Sport, sugli scaffali scolastici firmati Pigna, e ogni settimana sul sito www.pandalikes.com.
Nel 2010 Bevilacqua varca i confini nazionali, lavora per la statunitense IDW Publishing su una miniserie noir dei G.I. Joe, e nel 2012 firma con l’editore francese Delcourt per l’edizione internazionale di A Panda Piace. Parallelamente, lavora a un progetto più oscuro, Metamorphosis, una miniserie pubblicata nel 2012 da Editoriale Aurea. Protagonista, una giovane blogger coinvolta in una serie di omicidi simbolici nella Roma contemporanea.
Nel 2013 entra nella grande famiglia Panini Comics, che pubblica sia Metamorphosis in versione omnibus sia Il primo grande libro di A Panda Piace, che mescola strisce, inediti e fumetti da Wired.it. E non è finita, realizza A Panda piace l’avventura, una serie in otto numeri dove i sentimenti diventano personaggi: l’Ansia, il Panico, la Paura… Tutti noi, in fondo.
Nel 2014 arriva un progetto corale, A Panda piace fare i fumetti degli altri (e viceversa), un tributo giocoso con ospiti d’eccezione come Gipi, Zerocalcare, Leo Ortolani, Sio, e altri ancora. E nel 2015, con Multiplayer Edizioni, illustra Roma città morta, romanzo post-apocalittico scritto da Luca Marengo.
Il 15 settembre 2016 segna un nuovo punto di svolta, con Bao Publishing pubblica Il suono del mondo a memoria, una graphic novel profonda e raffinata ambientata a New York. Una storia fatta di silenzi, colori e introspezione, che vince il Premio Lettori Feltrinelli al Lucca Comics & Games 2017, e che conquista anche lettori internazionali: in Francia, Stati Uniti, Turchia.
Nel frattempo, collabora anche con Sergio Bonelli Editore, prima con Lavennder, poi con una storia speciale dedicata a Groucho, l’iconico spalla di Dylan Dog. Nel 2019 pubblica Attica, una miniserie in sei volumi che omaggia lo stile dei manga, pensata per le fumetterie italiane e spagnole.
Nel 2021 torna con una nuova graphic novel, Troppo facile amarti in vacanza, sempre per Bao Publishing. Una storia intima e surreale, dove una ragazza e il suo cane affrontano un’Italia sommersa dall’acqua, alla ricerca forse di salvezza, forse di risposte. l’autore costruisce un’Italia post-apocalittica dove la natura si è presa tutto, e l’amore è l’ultima resistenza possibile. Una fiaba dura, malinconica, potente.
Nel 2022, insieme a Sio, Fraffrog e Dado, fonda la casa editrice Gigaciao S.r.l., con cui continua a pubblicare le avventure del suo amato Panda.
Giacomo Bevilacqua è, in fondo, un esploratore, non dei continenti, ma delle emozioni, con le sue tavole e i suoi racconti, ha costruito un ponte tra ironia e malinconia, tra sogno e realtà, e continua, giorno dopo giorno, a disegnare il mondo così come lo sente, con meraviglia, delicatezza e un pizzico di follia.
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