Il 3 giugno, una giuria composta da ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni, provenienti da oltre cento scuole secondarie superiori distribuite in tutta Italia e anche all’estero, ha scelto il vincitore della dodicesimaedizione del Premio Strega Giovani 2025.
Il riconoscimento, assegnato ogni anno a uno dei libri candidati al Premio Strega, è stato conferito nel corso di una cerimonia, condotta da Loredana Lipperini sul palco del Teatro di Tor Bella Monaca, dove la letteratura ha incontrato lo sguardo fresco e consapevole delle nuove generazioni.
Ha vinto Andrea Bajani con L’anniversario (Feltrinelli), con preferenze 97 su 595 voti. I tre libri sul podio ricevono un voto valido per entrare tra i finalisti al Premio Strega 2025.
Il libro è stato presentato da Emanuele Trevi con questa motivazione:
“È una storia eccezionale, quella di Bajani, che infrange un vero e proprio tabù: nelle prime pagine del libro incontriamo il protagonista che ci racconta dell’ultima volta che ha visto i suoi genitori, prima di voltare le spalle per sempre alla sua famiglia, disgregata dalla violenza del padre-padrone e dalla muta, disperata sottomissione della madre. Per delineare un’immagine credibile di questo inferno domestico e della fuga senza ritorno del protagonista, il narratore ricorre alle risorse del romanzo per mettere ordine nei dati dell’esperienza, spiccando quel salto mortale capace di condurlo dall’informità del “reale” alla consistenza e alla leggibilità del “vero”. Ed è solo così che una vicenda singola si trasforma in uno specchio in cui tutti i lettori possono intravedere qualcosa che non conoscevano direttamente, eppure li riguarda. L’anniversario è un romanzo avvincente e originalissimo, che colpisce chi legge come un pugno nella testa e nella pancia. Bajani non sente il bisogno né di condannare, né di perdonare, e ci racconta quanto sia impervia e necessaria la via del riscatto.”
Andrea Bajani con “L’anniversario” (Feltrinelli, 97 voti).
Si possono abbandonare il proprio padre e la propria madre? Si può sbattere la porta, scendere le scale e decidere che non li si vedrà più? Mettere in discussione l’origine, sfuggire alla sua stretta?
Dopo dieci anni sottratti al logoramento di una violenza sottile e pervasiva tra le mura di casa, finalmente un figlio può voltarsi e narrare la sua disgraziata famiglia e il tabù di questa censura “con la forza brutale del romanzo”. E celebrare così un lacerante anniversario: senza accusare e senza salvare, con una voce “scandalosamente calma”, come scrive Emmanuel Carrère a rimarcarne la potenza implacabile.
Il racconto che ne deriva è il ritratto struggente e lucidissimo di una donna a perdere, che ha rinunciato a tutto pur di essere qualcosa agli occhi del marito, mentre lui tiene lei e i figli dentro un regime in cui possesso e richiesta d’amore sono i lacci di un unico nodo. L’isolamento stagno a cui li costringe viene infranto a tratti dagli squilli di un apparecchio telefonico mal tollerato, da qualche sporadico compagno di scuola, da un’amica della madre che viene presto bandita. In questo microcosmo concentrazionario, a poco a poco si innesta nel figlio, e nei lettori, un desiderio insopprimibile di rinascita – essere sé stessi, vivere la propria vita, aprirsi agli altri senza il terrore delle ritorsioni. Con la certezza che, per mettersi in salvo, da lì niente può essere salvato.
L’anniversario è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia. Ci ferisce con la sua onestà, ci disarma con il suo candore, ci mette a nudo con la sua verità. È lo schiaffo ricevuto appena nati: grazie a quel dolore respiriamo. Dieci anni fa, quel giorno, ho visto i miei genitori per l’ultima volta. Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita.
Andrea Bajani, nato a Roma il 16 agosto 1975, è uno di quegli autori che non si accontentano di abitare un solo genere: scrittore per vocazione, sì, ma anche viaggiatore di forme, tra romanzi, racconti, reportage, palcoscenici e traduzioni, si muove come chi conosce la lingua delle cose, e la riscrive ogni volta da capo.
Nel 2002 esordisce con Morto un papa, romanzo che già mette in chiaro una cifra stilistica personale, obliqua, affilata. Poi la traiettoria si fa più netta, nel 2008, Se consideri le colpe lo consacra, e non solo per i premi Super Mondello, Recanati, Brancati, e persino Lo Straniero, ma perché dentro quel libro si ascolta un respiro lungo, europeo, quasi continentale. Tre anni dopo, arriva Ogni promessa, che nel 2011 gli vale il Premio Bagutta.
Gli altri finalisti del Premio Strega Giovani 2025
Nadia Terranova con “Quello che so di te” (Guanda, 62 voti), proposto da Salvatore Silvano Nigro.
Valerio Aioll con “Portofino blues” (Voland, 56 voti), proposto da Laura Bosio.
Il Premio Strega Giovani 2025 per la migliore recensione
Il Premio Strega Giovani per la migliore recensione ad Alessandra Ruotolo, studentessa del Liceo Don Gnocchi di Maddaloni (CE), che ha ricevuto una borsa di studio. La recensione al libro Poveri a noi di Elvio Carrieri (Ventanas):
“Carrieri eccelle in questo: nel dare carne, nervi e voce a una geografia emotiva che rispecchia quella urbana. Poveri a noi è una riflessione sul potere della parola. Il suo protagonista, Libero, insegna in carcere a chi è stato escluso, dimenticato, rinchiuso. Il romanzo interroga il ruolo della cultura, della colpa, della possibilità del perdono, senza scadere mai nella retorica. Ogni scena, ogni dialogo, ogni silenzio ha il peso del reale, ma anche la grazia dell’invenzione letteraria. Elvio Carrieri ha scritto questo libro in una settimana, mentre preparava la maturità. Un gesto che potrebbe sembrare incosciente invece è un atto di necessità: scrivere perché si deve, perché non si può farne a meno.”