Tutte le volte che mi sono innamorato è un romanzo scritto da Marco Marsullo, pubblicato da Feltrinelli, il 28 aprile 2022. Una storia ironica e profondamente attuale. Uno spaccato tragicomico sull’affanno e la meraviglia di innamorarsi davvero. Un gruppo di amici. Tutti in coppia, tranne uno. Sei mesi per trovare l’amore. Ma come ci si orienta là fuori? Cosa succede tutte le volte che ci innamoriamo?
“si pensa che un uomo che non ha accanto una fidanzata di tutta la vita sia un ragazzino superficiale, uno che non sa prendersi un impegno, che non sa coltivare una relazione, uno a cui piace scopare in giro, cambiarne una a sera, sedurre come maledizione, un narcisista patologico. E invece dietro un uomo che non ha accanto una fidanzata di tutta la vita c’è il dolore di tutti i fallimenti precedenti.
Un uomo che parla d’amore non viene mai creduto fino in fondo dalla donna che lo ascolta.”
Trama di ” Tutte le volte che mi sono innamorato”
Chi l’ha detto che, dopo i trent’anni, gli uomini non hanno paura di restare single? E che l’orologio biologico esiste solo per le donne? Cesare, maestro elementare napoletano, ha le idee confuse sull’amore. Tanto romantico quanto cervellotico, si nasconde dietro teorie improbabili e comici segni del destino, ma in realtà soffre per un passato di storie sbagliate, incontri surreali, colpi di fulmine e bruschi risvegli, mentre i suoi amici sembrano aver capito tutto prima di lui. A trentacinque anni, Cesare è rimasto l’ultimo single del gruppo e non sa più cosa farsene della sua libertà. Vive con il gatto Thiago, gira per la città sulla sua Vespa, ha un discreto successo con le ragazze, eppure sempre più spesso la notte torna a casa da solo, con un peso sul cuore. Quando il suo amico Sandro, prossimo alle nozze, gli consegna l’invito con un + 1 che campeggia beffardo accanto al suo nome, Cesare decide di raccogliere la sfida: ha sei mesi per arrivare al ricevimento con una fidanzata. Ma come trovare finalmente la persona giusta?”
Marco Marsullo si fa portavoce della sua generazione e racconta le relazioni dal punto di vista dei maschi: le loro speranze, i loro desideri, ma anche le ombre, le fatiche, la paura di fallire.
“Due persone che ancora devono innamorarsi sono soltanto due sconosciuti, e lo restano anche per tutto il tempo che viene dopo, anche quando, poi, si innamorano. L’amore non ti guarisce dalla solitudine. Dietro questo sentimento caotico c’è una strana convinzione, un’idea che riscalda: quella che quando ami e vieni amato sai chi hai accanto, lo conosci al punto da essere al sicuro. La conoscenza però non la regala l’amore, è qualcosa che si costruisce con l’attenzione, il tempo, la costanza, tutte cose che poco hanno a che fare con la passione iniziale.
Gli sconosciuti sono mine sensibili che esplodono quando entrano in contatto, aderiscono agli angoli più bui, quelli non esplorati, con un botto violentissimo. Uno sconosciuto può davvero diventare tutto il resto? Può uno sconosciuto diventare te stesso?
Le recensioni
Le recensioni sono tutte molto positive, tanti complimenti per questo libro, si parla di una scrittura scorrevole e leggera, ma anche piena e commovente, ricca di riflessioni. Marsullo sembra riconfermare il suo apprezzato stile e talento.
Incipit di ” Tutte le volte che mi sono innamorato”
1.
“Mi ero unito ai gruppi studenteschi su Facebook delle facoltà di Medicina, Giurisprudenza e Veterinaria. Avevo evitato quelli di Ingegneria, Fisica ed Economia: lì le persone funzionano, non vivono. Avevo scandagliato gli iscritti, isolato quelli di sesso femminile, scartando ovviamente chi aveva l’immagine profilo con il fidanzato. Preferendo, in ultima analisi, le ragazze che, in foto, stringevano in mano un cocktail o erano in qualche luogo esotico. Meglio evitare quelle con cani, specie se cuccioli, o abbracciate alla migliore amica oppure al nonno. E tu ti chiederai: perché? Te lo dico io: è più difficile intavolare discussioni con ragazze troppo affettuose e troppo legate ai rami anziani della famiglia, statistica personale. Avevo elaborato un metodo infallibile: una volta scelta la ragazza giusta, le scrivevo un messaggio in privato e le facevo una domanda strana, insolita. Qualcosa del tipo: ‘Secondo te, una papera ce li ha i ricordi?’, o anche: ‘Si è poi capito chi fosse l’assassino di Kennedy?’, cose così. Le donne adorano essere disorientate, è uno dei diciotto punti che hanno in comune con gli uccelli. Ho passato ore a usare la stessa tecnica con decine di loro. E, indovina un po’, dopo tre giorni avevo due appuntamenti. Dei quali uno andato a buon fine.”
Riprendo fiato, fiero di me.
“A quante ragazze avevi scritto?”
“Una settantina.”
“Quanto tempo ci avevi messo?”
“Al netto quattro, cinque ore.”
“Cinque ore, un appuntamento.”
“Già.”
“Non mi sembra molto vantaggioso.”
“Ma tu sei sicuro di avere undici anni?”
Vittorio sorride beffardo, si stringe nelle spalle. Oggi avremmo dovuto fare il corso di recupero di aritmetica ma, non so come, siamo finiti a parlare di ragazze. Sarà che dopo un po’ si finisce sempre a parlare di ragazze, che tu stia bevendo una birra con gli amici o stia facendo il recupero pomeridiano a un bambino di quinta elementare, sarà che forse non dovrei spiegare a una creatura innocente la maniera per diventare come me, ma Vittorio mi ha chiesto dei trucchi e mi sono sentito libero di raccontarglieli. Se poi non li trova vantaggiosi, peggio per lui.
In una fase della mia vita, i gruppi universitari su Facebook furono una grande risorsa. Lì dentro, in quello di Veterinaria per esempio, ci scovai Fabiana.
Avevo ventisette anni, lei tre di meno. Si stava laureando con una tesi sulle sostanze nocive presenti nel cibo per animali che portavano alla formazione di masse tumorali in alcune razze di cani e di gatti. Quando mi invitò a casa sua, accanto al letto aveva tre ciotole di croccantini di diverse marche. Dopo aver fatto l’amore mi invitò ad assaggiarle. “Capirai da te qual è quella che sa di morte,” proclamò.
A pensarci ora, mi sembra tre vite fa, una galassia lontana nella quale mi muovevo divertito e senza pensare troppo al giorno dopo, alle conseguenze che ogni azione avrebbe messo in moto, come la tessera di un domino che rovina sulla successiva, fino a radere al suolo tutto.
Fino a portarmi dove sono oggi.
Alla fine ho smesso con i gruppi universitari. Ha ragione Vittorio, in effetti: lo sforzo non valeva il risultato. Solo che questo io, all’epoca, non lo sapevo ancora. Come non sapevo tutte le cose che so adesso, che di anni ne ho trentacinque.
Penso proprio a questo, a quanti anni ho e a quante cose non avrei dovuto fare ma ho fatto lo stesso, mentre saluto Vittorio che sparisce veloce nel suv di sua madre.
Mi infilo il casco, salgo sulla mia Vespa bianca. Do uno sguardo al cellulare, c’è un messaggio di Sandro che mi chiede di raggiungerlo il prima possibile.
Sandro è il mio migliore amico fin dai tempi delle elementari. Insieme a lui, Gabriele e Lucio. Poi, più di recente, si è aggiunto Mariano.
Non saprei dire a chi voglio più bene, sono i miei amici, la cosa più vicina a una famiglia. E ogni famiglia ha i suoi drammi, le sue stranezze, le sue gioie e le sue incongruenze.
Ognuno di loro ha una fidanzata o una moglie, una relazione stabile.
Certe volte, solo per un istante, osservandoli, l’essere rimasto l’ultimo single mi sembra la cosa migliore che mi sia capitata. Nessun compromesso, nessuna noia quotidiana, nessuna scelta sbagliata che si ripercuote su una vita nuova. Ci sono sere in cui torno a casa da solo, le luci spente, le stanze silenziose, e tiro un sospiro di sollievo. La solitudine del cuore pesa sempre meno della claustrofobia che prende quando ci si accorge di avere accanto la persona sbagliata.
Eppure, proprio in quelle sere, dopo aver tirato il sospiro di sollievo, ne tiro un secondo. Più rumoroso, che parte dalla pancia. È il sospiro di quelli che, come me, non aspettano altro che l’amore. Per trovarlo a volte ci vuole fortuna, a volte ostinazione. Altre volte, ed è il mio caso, sembra che qualsiasi cosa ci voglia mi sfuggirà sempre.
Metto in moto la Vespa. Sandro vuole parlarmi, speriamo non sia successo niente di grave.
Tra sei mesi si sposa. Con Emanuela, mia cugina. Stanno insieme da quindici anni, li ho presentati io alla fine di un’estate, eravamo poco più che ragazzini. Sposarsi proprio adesso non sarà una mossa avventata?
Inserisco la freccia e mi immetto nel traffico delle quattro del pomeriggio.
Basteranno quindici anni per conoscere una persona?