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SEI QUI: Home » Libro Caffè » Autori Libri » Connelly Michael » Michael Connelly – La memoria del topo (Recensione)
Connelly Michael

Michael Connelly – La memoria del topo (Recensione)

7 Gennaio 2010Updated:23 Maggio 20232 commenti6 Mins Read
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La memoria del topo (2) 350
Michael Connelly – La memoria del topo

La memoria del topo è un romanzo dello scrittore statunitense Michael Connelly, edito da Piemme nel 1992 ed è il primo di una lunga serie avente come protagonista il detective Harry Bosch, fa parte del genere giallo, thriller e poliziesco.

« Il compito di un detective consisteva nel seguire le tracce e raccogliere tutti gli elementi, senza tralasciarne nessuno. Alla fine, rimettendo insieme i pezzi, se tutti si incastravano uno nell’altro, il caso poteva dirsi risolto. Bosch aveva la sensazione che gli mancassero dei pezzi. »

Trama di La memoria del topo”

La morte di Billy Meadows sembra un caso facile da risolvere, troppo facile. Il suo cadavere riverso in un condotto abbandonato, la siringa ancora piantata nel braccio. Ma c’è qualcosa che non convince Harry Bosch, detective della Divisione Hollywood, la fogna della polizia di Los Angeles.

La posizione del corpo, quell’unico buco sul braccio, il graffito lasciato incompiuto sulla parete esterna del condotto. E quel tatuaggio, lo stesso che porta anche lui: un topo con una pistola in una zampa e una bottiglia nell’altra. Billy Meadows era un topo delle gallerie. In Vietnam. Come lui. Con lui.Dietro quella morte, che in troppi vorrebbero liquidare come un banale caso di overdose,

Bosch sa che si nasconde ben altro. Sin dalle prime indagini scopre collegamenti con una clamorosa rapina che aveva coinvolto anche l’FBI, e intuisce una fitta rete di corruzione, violenze e subdole vendette.In un vortice di sentimenti contrastanti Bosch è costretto ad affrontare i suoi incubi più terribili e gettarsi sulle tracce di una verità che, forse, avrebbe preferito non conoscere mai.

“La giustizia coincide solo occasionalmente con la legge e con l’ordine”

Recensione

Michael Connelly dà vita con Harry Bosch ad un personaggio che si presenta come un cane sciolto, insofferente all’autorità ottusa e a quello spirito di affiliazione che dovrebbe rendere il corpo della polizia una sorta di grande famiglia, dove si è disposti a tutto per salvaguardarne l’onore.

Connelly riesce a rinnovare un genere collaudato, dando maggiore spessore e profondità attraverso un personaggio complesso come quello di Harry Bosch, con i suoi ricordi e le sue vicende l’autore ha modo di presentare temi delicati come la guerra, la solitudine e il dolore che porta con sé ogni perdita coinvolgendo il lettore nella storia.

“Si passò un pettine bagnato tra i capelli e fissò a lungo i suoi occhi nello specchio, occhi di quarantenne, orlati di rosso. Poi si studiò i capelli grigi, che sbucavano sempre più fitti e numerosi tra i ricci castani. Anche i baffi stavano ingrigendo.”

“Harry non era altissimo. Non arrivava al metro e ottanta ed era piuttosto snello. I giornali, quando dovevano descriverlo, lo definivano nervoso e scattante. Sotto la tuta, i muscoli erano corde di nylon. Il grigio che gli spruzzava i capelli era più fitto sul lato sinistro della testa. Gli occhi castano scuro raramente tradivano emozioni o intenzioni.”

Spesso per approcciarmi agli autori che non conosco inizio con il primo romanzo, questa spesso non è la scelta migliore, è un rischio, perché i romanzi “giovanili” risultano la maggior parte delle volte un po’ deludenti, in questo caso invece l’ho apprezzato molto. Harry Bosch è introdotto nel modo migliore e la storia è avvincente. Per chi ama il genere è sicuramente un libro da leggere.

“«Sai che cosa ha detto J. Edgar Hoover a proposito della giustizia?» disse Eleanor.
«Probabilmente un mucchio di cose, ma non ne ricordo nessuna.»
«Ha detto che la giustizia coincide solo occasionalmente con la legge e con l’ordine. Io penso che avesse ragione.»”

Se volete scoprire qualcosa in più leggete il post “Chi è Harry Bosch?”

Incipit di “La memoria del topo”

Parte Prima

Domenica 20 maggio

Il ragazzo non riusciva a vedere niente al buio ma non gli importava. L’esperienza e la lunga pratica gli assicuravano che il risultato finale sarebbe stato ottimo. Era bello. Il getto fluido, il movimento regolare del braccio, la rotazione del polso. Bastava non staccare mai il dito dal pulsante. Senza scatti. Perfetto.
Udiva il sibilo dell’aria che usciva e sentiva la pallina ruotare sotto il dito. Erano sensazioni confortanti. L’odore gli ricordò il calzino che teneva in tasca e pensò di dargli una sniffata. Magari dopo, decise. Ora non voleva fermarsi, non prima di aver terminato il disegno con un unico spruzzo ininterrotto.
Ma a un tratto si bloccò — quando il rombo di un motore sovrastò il sibilo della bomboletta spray. Si guardò attorno ma non vide che il riflesso argenteo della luna sul bacino artificiale e la luce fioca proveniente dalla lampadina sopra la porta della cabina di pompaggio, a metà della diga.
Non si era ingannato. Il rumore si stava avvicinando. Gli sembrò quello di un camion e credette di udire lo stridio dei pneumatici sulla ghiaia della strada che portava al bacino. Erano quasi le tre del mattino e stava arrivando qualcuno. Perché? Il ragazzo si alzò e scagliò la bomboletta spray nell’acqua. Mancò il bersaglio e la udì cadere tra gli sterpi. Estrasse il calzino dalla tasca e decise di farsi una sniffata veloce. Affondò il naso e inspirò profondamente i vapori di vernice.
Si dondolò sui talloni, sbattendo le palpebre. Buttò il calzino oltre la ringhiera.
Poi raddrizzò la motocicletta e la spinse al di là della strada, verso l’erba alta, il sottobosco e gli alti pini ai piedi della collina. Era un buon nascondiglio, pensò. Da lì avrebbe potuto vedere chi arrivava. Il rombo del motore si fece più intenso. Gli sembrò vicinissimo ma si stupì di non scorgere i fari. Strano, ma era troppo tardi per scappare. Adagiò la moto tra le erbacce scure e arrestò con la mano la ruota anteriore che continuava a girare. Poi si accoccolò a terra e attese.

Il quadro preferito di Harry Bosch: Sparvieri della notte di (o i nottambuli) di Edward Hopper.

Dalla serie di romanzi di Michael Connelly con protagonista Harry Bosch è tratta la serie TV statunitense Bosch, prodotta nel 2014 da Amazon Studios. Harry Bosch è interpretato da Titus Welliver.

La prima stagione s’ispira a tre dei romanzi di Michael Connelly: La bionda di cemento, La città delle ossa e Il cerchio del lupo. La seconda stagione ai romanzi: L’ombra del coyote, Musica dura e La caduta. La terza stagione ai romanzi: La memoria del topo e Il buio oltre la notte. La quarta stagione al romanzo Il ragno ed in minima parte al Il respiro del drago. Nel 2020 riparte con la sesta stagione ed è stata rinnovata per la settima. Non avrà i baffi e gli occhi castani, ma l’attore scelto lo trovo perfetto.

Nel 2022 è uscito lo spin-off della serie, “Bosch: Legacy“, che vede il detective alla prese con la sua attività di investigatore dopo essere andato in pensione. La prima stagione è ispirata ai romanzi: Il lato oscuro dell’addio e La fiamma nel buio.

Connelly ha dichiarato: “Non potrei essere più fiero dello show che stiamo creando. Bosch è coinvolgente e rappresentativa della realtà di oggi.”

Giallo - Thriller - Noir Michael Connelly Recensione
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Faccio i conti con la mia insaziabile voglia di conoscenza, mi piace condividere con gli altri le cose che imparo e confrontarmi, questo blog tenta di raccogliere i pezzi confusi di me.

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View 2 Comments

2 commenti

  1. Ambra on 16 Gennaio 2013 13:51

    Un thriller è quello che mi ci vorrebbe in questo momento in cui non sono del mio solito ottimo umore, sono insofferente e piena di nostalgie.

    Reply
    • Galatea on 17 Gennaio 2013 13:22

      Anch’io in questo periodo ho l’umore ballerino e la lacrimuccia facile e preferisco questo genere di letture 😀

      Reply
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