Il Premio Terzani 2025 diventa testimonianza. Ci sono scelte che, in un preciso momento della storia, riescono a infrangere la consuetudine per affermare un principio più alto. È quanto accaduto con la XXI edizione del Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani, che nel 2025 ha deciso di non assegnare il riconoscimento a un’opera, come da tradizione, ma di dedicarlo alla memoria delle giornaliste e dei giornalisti palestinesi uccisi a Gaza.
Una decisione senza precedenti, certo. Ma anche una scelta ponderata, sofferta e carica di significato. La giuria, guidata da Angela Terzani Staude, ha parlato chiaro: “Tempi eccezionali richiedono gesti eccezionali”. E questo gesto vuole essere un omaggio al coraggio di oltre 200 operatori dell’informazione palestinesi che hanno perso la vita mentre cercavano di fare ciò che ogni giornalista dovrebbe poter fare senza paura: raccontare i fatti, dare voce a chi non ha voce, testimoniare la realtà, anche la più dolorosa.
Il 10 maggio 2025, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, durante il festival vicino/lontano, si è tenuta una cerimonia sobria ma intensa. Sul palco sono saliti due volti segnati dalla guerra, ma anche dalla dignità: Wael al-Dahdouh e Safwat al-Kahlout, corrispondenti da Gaza, che hanno ritirato simbolicamente il premio a nome dei colleghi caduti.
È stato un momento di silenzio, certo. Ma anche un messaggio forte, quasi un grido: la libertà di stampa è in pericolo, e va difesa con ogni mezzo. Come ricordava sempre Tiziano Terzani, è fondamentale ascoltare “le ragioni degli altri”, soprattutto quando la tentazione è quella di voltarsi dall’altra parte.
Non sono mancate critiche, in particolare da alcuni ambienti politici locali. Ma il Premio Terzani, con questa scelta, ha riaffermato con forza la centralità del giornalismo indipendente, del diritto all’informazione e del valore del sacrificio umano in nome della verità.
Nel 2025, il Premio non ha solo premiato. Ha raccontato. Ha preso posizione. Ha lasciato un segno. Un tributo alla memoria, sì, ma anche un richiamo urgente a non dimenticare mai cosa significhi davvero informare, in tempi in cui la verità sembra essere la prima vittima.
Wael Al- Dahdouh: “Siamo felici per questo premio, si tratta di un riconoscimento per le vittime e le perdite di queste persone (…) si tratta di un gesto molto buono ma non è sufficiente, noi chiediamo a tutte le parti che sia il capo informatico governativo o umanitario che spendano sforzi maggiori sforzi veri per esercitare delle pressioni contro i governi e contro israele anche attraverso le agenzie delle nazioni unite per porre termine a quanto sta succedendo”.
Safwat Al- Kahlout: “Aspettavamo un ruolo più importante e più serio dai nostri colleghi in tutto il mondo, ma c’è un proverbio in italiano che dice meglio tardi che mai, siamo contenti che alla fine i nostri colleghi sia italiani che stranieri si sono svegliati e hanno deciso di rompere il silenzio e alzare un po’ voce (…) aspettiamo ancora il ruolo più serio più attivo che possa magari far muovere i governi e fare pressione sull’occupazione israeliana per fermare questa guerra e anche fermare il colpire i nostri colleghi che sono rimasti lì”
A guidare la serata è stato Marco Damilano, voce lucida e appassionata del giornalismo contemporaneo. Sul palco si alterneranno testimoni e studiosi, in un dibattito multidisciplinare pensato non solo per informare, ma per offrire chiavi di lettura complesse e profonde. Tra gli ospiti, la storica Paola Caridi, attenta osservatrice del Medio Oriente; la giornalista Francesca Mannocchi, che da anni racconta con rigore e umanità i conflitti del nostro tempo; e Stefano Di Bartolomeo, medico che ha vissuto in prima linea le drammatiche condizioni sanitarie di Rafah.
A dare corpo e voce alle storie dei giornalisti caduti è stato il toccante video “Nel mirino della memoria”, prodotto dal Geneva International Film Festival, con le potenti illustrazioni di Gianluca Costantini. Un’opera realizzata in collaborazione con il Committee to Protect Journalists, che ci ricorda, con immagini e parole, cosa significa oggi raccontare la verità in una zona di guerra.
A dare respiro all’emozione sono state anche le voci degli attori Valeria Perdonò, Massimo Somaglino e Alessandro Lussiana, che hanno interpretato una selezione di poesie scritte a Gaza durante il conflitto. I testi sono tratti dalla raccolta “Il mio grido è la vostra voce”: versi nati sotto le bombe, nel buio delle interruzioni elettriche, nel dolore quotidiano della perdita, ma capaci di resistere, di trasformarsi in memoria viva. Attraverso la poesia, si compie così un altro atto di testimonianza: perché anche nelle tenebre della guerra, le parole possono ancora farsi luce.
Un premio nato per custodire uno sguardo sul mondo
Il Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani nasce nel 2004, per iniziativa dell’associazione culturale vicino/lontano, in collaborazione con Angela Staude Terzani e i figli Saskia e Folco, con l’obiettivo di onorare l’eredità intellettuale e morale del giornalista e scrittore fiorentino. Un riconoscimento pensato non solo per premiare opere di alto valore, ma per continuare a coltivare quello sguardo attento, critico e profondamente umano che ha sempre contraddistinto il pensiero e la scrittura di Tiziano Terzani.