Ci dissero che era normale
vedere il cielo esplodere
ci dissero che ogni bomba
rispondeva a un attacco terroristico
normale
sentire i bambini smettere di ridere
e pensare che fosse solo un momento
a Gaza
non ci sono più finestre
ma cornici
senza volto
le culle sono diventate trincee
di peluche e polvere
ci hanno insegnato
a contare le stelle
mentre sotto i piedi
sparivano i nomi
mi dissero
che la guerra è una distrazione
per cuori troppo affamati
di avere ragione
ma io volevo solo
una finestra con vista sulla pace
e invece mi hanno regalato
un muro che non sa più ascoltare
la strage di bambini
non ha suono
ma fa eco
nelle culle vuote
e nei quaderni mai iniziati
e la terra
si decompone
per il troppo pianto
e gli uomini
si spostano da un campo all’altro
senza dirgli
che lì non cresceranno più fiori
il genocidio
non è solo uccidere i corpi
è spegnere i racconti
farli diventare tabù
nei libri di scuola
ma io scrivo
perché ogni lettera
è una piccola ambulanza
che prova a salvare
ciò che hanno già dato per morto
e forse
se imparassimo a baciarci
con lo stesso impegno
con cui impariamo a odiare
se imparassimo a costruire
un ponte con ogni abbraccio
invece di un muro con ogni paura
se imparassimo a guardare
l’uno negli occhi dell’altro
le guerre finirebbero
per mancanza di pubblico.
Galatea KV