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SEI QUI: Home » Libro Caffè » Autori Libri » Benni Stefano » Stefano Benni – Margherita Dolcevita (Recensione)
Benni Stefano

Stefano Benni – Margherita Dolcevita (Recensione)

22 Maggio 2020Updated:31 Luglio 2024Nessun commento6 Mins Read
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Margherita Dolcevita è un romanzo di Stefano Benni, pubblicato nel 2005. La storia del magico mondo di Margherita, una ragazzina con un cuore capriccioso e ricco di ideali e con uno speciale sguardo sul mondo e sotto il mondo, che un giorno si trova davanti ad avvenimenti misteriosi con l’arrivo dei nuovi vicini.

“Dentro un raggio di sole che entra dalla finestra, talvolta vediamo la vita nell’aria. E la chiamiamo polvere.”

Trama di Margherita Dolvevita

Margherita Dolcevita è una ragazzina che sa guardare il mondo. Le bastano un cuore appena difettoso che ogni tanto fa ta-tunf-tatà, e qualche chilo in più per aggiungere sale e ironia alla sua naturale intelligenza. Compatisce con affetto le stramberie della sua famiglia, e volentieri si perde nel grande prato intorno alla sua casa, ultimo baluardo della campagna ormai contaminata dalla città e dimora della sua amica invisibile: la Bambina di polvere.

Ma improvvisamente, come un fantasma di notte, di fronte alla casa di Margherita appare un cubo di vetro nero circondato da un asettico giardino sintetico e da una palizzata di siepi. Sono arrivati i signori Del Bene, i portatori del “nuovo”, della beatitudine del consumo. Amici o corruttori?

La famiglia di Margherita cade in una sorta di oscuro incantesimo: nessuno resta immune. E su chi fa resistenza alla festa del benessere, della merce, del potere s’addensa una nube di misteriose ritorsioni. Margherita sospetta un piano diabolico ed è pronta a mettere in gioco tutta la combattività e l’immaginazione per scoprire in quale abisso di colpevole stoltezza il suo piccolo mondo, e forse il mondo intero, sono precipitati.

“Il mondo si divide in:
quelli che mangiano il cioccolato senza pane;
quelli che non riescono a mangiare il cioccolato se non mangiano anche il pane;
quelli che non hanno il cioccolato quelli che non hanno il pane.”

Anche la famiglia di margherita è un po’ stravagante: partiamo da Pisolo, il cancatalogo, perché più che un incrocio è veramente un catalogo di tutte le razze canine e animali e forse vegetali apparse sulla Terra; il padre Fausto, pensionato, ma anche l’avvocato difensore di oggetti. Ha un capannone di roba usata, non butta via niente; la madre Emma, buona, ma è drogata. È larmotossica, cioè non può stare a lungo senza piangere, registra le soap opera per poterle guardare da sola la notte zigando come un caimano. Dimenticavo: mamma ha smesso di fumare da molti anni ma continua a fumare sigarette immaginarie; il fratello maggiore Giacinto di 18 anni e nella vita ha due grandi interessi: il calcio e il pallone; il fratello minore Eraclito,  ha dodici anni ed è un genietto rompiballe simpatico terrorizzante, ed infine in grande personaggio del nonno Socrate, che vive nella nostra soffitta ed esce di casa solo una volta alla settimana per andare a fare il pieno di schifezze. Dice che siamo circondati dalle tossine e dai cibi avariati, il suo terrore è di morire avvelenato. Il nonno non ha televisore né radio, ma sa tutto quello che succede. Guarda dalla finestra col cannocchiale. Riscalda la stanza col camino e legge a lume di candela. La cosa più moderna che possiede è un grammofono con dei vecchi dischi.
“Ho pensato: quando una donna ti fa cambiare vita è roba da ridere, ma quando ti fa cambiare la squadra di calcio del cuore, la situazione è seria.”
Una scrittura scorrevole, un linguaggio innovativo e poetico, satirico e pungente, dentro un mondo surreale, per rendere consapevoli degli aspetti più aberranti della società moderna, soprattutto le martellanti richieste del consumismo. Attraverso gli occhi di Margherita, che si trova sospesa tra il tempo di ieri e quello di oggi, viene rappresentato il nostro momento. Margherita ama i libri e la poesia, il suo sguardo va oltre le apparenze e la sua fantasia non ha confini, un personaggio fuori dagli schemi, non è accettabile nella società moderna, dove nella realtà risulta la persona più “normale”.
Il finale è sorprendente, lascia il lettore nella confusione, allora si torna indietro e si cerca di capire cosa non è stato compreso, quale sfumatura ci sia sfuggita, ma il finale è volutamente criptico, lascia più domande che risposte ed è giusto così, perché dobbiamo avere il coraggio di interrogarci e di fare lo forzo di interpretare. La nostra parte migliore potrebbe non sopravvivere in una società sempre più basata sull’apparenza e sul consumismo. Ci si innamora di Margherita Dolcevita.

“La Terra è di destra, l’Universo è di sinistra.”

Incipit di Margherita Dolvevita

1 – LA SPARIZIONE DELLE STELLE

Sono andata a letto e le stelle non c’erano più. Ho pulito per bene il vetro della finestra, ma niente da fare. Erano sparite. Era sparita Sirio e Venere e Carmilla e Altazor. E anche Mab e Zelda e Bacbuc e Dandelion e la costellazione del Tacchino e la Croce di Lennon.
Non ditemi che alcune di queste stelle non esistono. Sono i nomi che gli ho dato io. Infatti rivendico il diritto di ognuno, specialmente delle fanciulle fantasiose come me, a chiamare le cose non soltanto con il nome del vocabolario, ma anche quello del vocabolaltro, cioè con un nome inventato e scelto.
In fondo tutti lo fanno. I miei genitori mi hanno chiamato Margherita, ma io amo essere chiamata Maga o Maghetta. I miei compagni di scuola, ironizzando sul fatto che non sono proprio snella, a volte mi chiamano Megarita; mio nonno, che è un po’ arteriosclerotico, mi chiama Margheritina, ma a volte anche Mariella, Marisella oppure Venusta, che era sua sorella. Ma soprattutto, quando sono allegra mi chiama Margherita Dolcevita.
Il vigile davanti al quale sfrecciavo in bicicletta mi chiamava Vaipianomargh. Le insegnanti mi chiamano Silenziolaggiù. Il mio primo amore, praticamente anche l’ultimo, mi chiamava Minnie. Viveva con gli zii e aveva una visione disneyana della vita. A quei tempi portavamo tutti e due l’apparecchio per i denti e ci davamo dei baci metallici che sembravano i duelli dell’Iliade. Eppure li rimpiango. Anche a quattordici anni e sei mesi si può rimpiangere. È presto, dite? E se muori a quindici?

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Narrativa Recensione Stefano Benni
Ketty
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Faccio i conti con la mia insaziabile voglia di conoscenza, mi piace condividere con gli altri le cose che imparo e confrontarmi, questo blog tenta di raccogliere i pezzi confusi di me.

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E’ tempo di …

… rinascita, clima dolce, mandorli in fiore, luce forte, canti di uccelli, colori, prati fioriti, bambini che giocano in cortile, profumi, aria aperta, carezze di sole, di amori ed innamoramenti…

I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli. (Khalil Gibran)

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