Mata e Grifone sono i mitici giganti che secondo la leggenda furono i fondatori della città di Messina.
Messina, nel mese di agosto, festeggia la nascita del suo popolo, Mamma Mata e papà Grifone, rappresentati da due gigantesche statue di cartapesta, risalenti al 1723 e alte più di 5 metri, fanno la loro cavalcata tra le strade della città accompagnati da un festoso corteo in costume.
La leggenda di Mata e Grifone
La leggenda narra che intorno all’anno 965, la valorosa Messina era uno dei pochi baluardi siciliani che resisteva all’occupazione saracena, un moro di grande mole Hassam Ibn-Hammar (il nome Grifone deriva da Grifo, che era una carica politica dell’epoca), approdò sulla costa nord messinese per saccheggiare, devastare e conquistare i paesi tra Camaro e Dinnamare, con cinquanta seguaci dalle parti di Rometta, che al tempo era sotto dominazione Mussulmana, fu guidato attraverso passaggi che gli consentirono l’arrivo a Messina eludendo i controlli e le difese Messinesi. Dopo ogni saccheggio Hassam faceva sparire le sue tracce tra i monti Peloritani dove nessuno aveva coraggio di cercarlo.
Durante una delle sue tante incursioni il moro si innamorò di una fanciulla di nome Marta, che nel nostro dialetto si pronuncia Matta o Mata, figlia di Cosimo II di Coltellaccio di nobile casata il cui stemma era uno dei tre castelli rappresentati nella’antico stemma Messinese che copriva la zona tra Montepiselli e Camaro.
Lei, fervente cristiana, era anche una bellissima ragazza dalla carnagione bianca e dalla grande statura come il moro.
Hassam era così innamorato da interrompere le razzie e chiederla in sposa, ma i genitori della ragazza religiosissimi impedirono il matrimonio della figlia con il musulmano nascondendo la ragazzaq in un luogo segreto.
Il saraceno perse la testa e per vendetta ricominciò i feroci saccheggi con ancora più violenza e cercandola disperatamente, la ritrovò, la rapì e la portò al suo rifugio segreto nascosto sui colli S. Rizzo.
Marta non ricambiava il suo amore trovando nella preghiera la forza a sopportare le pressioni del moro, alla fine il crudele Saraceno, per amore di lei si fece Cristiano, cambiò nome in Grifo, appese la spada al chiodo e si dedicò alla coltivazione dei campi, in armonia ed in pace con tutti. La Mata commossa per quel pentimento ricambiò il suo amore e lo sposò.
Storicamente non si hanno notizie certe sull’origine di questa tradizione. C’è però un’ipotesi avanzata dallo storico Puzzolo Sigillo secondo il quale le statue sono state costruite per celebrare la vittoria dei Latini (Messinesi) contro i Greci.
Si racconta che, tra il 1190 e il 1191, re Riccardo Cuor di Leone, diretto in Terra Santa per combattere la Terza Crociata, si sarebbe unito ai latini contro i greci, chiamati in modo dispregiativo dai latini “griffones”, e la denominazione di Matagrifone significherebbe “Ammazzagreci” (“Mata”, dal latino “maetare”, ammazzare).
Nel 1547 in contrada Maredolce, a Palermo furono rinvenute delle ossa gigantesche, probabili resti dell’antica fauna che aveva popolato l’Isola in epoca preistorica.
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