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Crichton Michael

Michael Crichton – Congo

KettyDa Ketty23 Ottobre 2015Aggiornato:5 Marzo 2020Nessun commentoTempo di lettura: 7 min.
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congo 300
Michael Crichton – Congo

Congo è un romanzo di avventura scritto da Michael Crichton, pubblicato nel 1980. Una spedizione alla ricerca di diamanti che si trova ad indagare sulle misteriose morti di una precedente spedizione nella fitta foresta pluviale tropicale del Congo e del suo mostruoso abitante.

“Con tutta quella cenere scura sulle ali e sulla fusoliera il gigantesco aereo da trasporto dava l’impressione di essere precipitato nella neve nera.
Da un’ala piegata, sibilava a terra lungo il metallo una sorta di cascata di cenere. Si udivano in lontananza il sommesso rullio dei tamburi kigani e i mortai delle truppe di Muguru. Per il resto regnava un silenzio sinistro.”

Giugno 1979, nella foresta pluviale del Congo, dove la foresta incontra la catena dei vulcani Virunga, mentre è in corso una sanguinosa guerra civile tra l’esercito regolare e gli indigeni cannibali dell’interno, una spedizione segreta statunitense di geologi esplora fiumi e torrenti alla ricerca di giacimenti diamantiferi alluvionali e in particolare di un tipo di diamante che per le sue impurezze era colorato di blu, da cui dipende il futuro della tecnologia dei computer.
La ricerca procede finché un giorno i portatori si rifiutano di proseguire in una zona dei Virunga, la spedizione è attaccata da un animale mostruoso. Lo scontro provoca la morte di tutti i membri della spedizione, durante il collegamento mattutino con la base operativa Earth Resources Technology Satellite (ERTS) di Houston. Il video mostra che l’attacco è stato portato da una nuova specie di gorilla, di colore grigio chiaro e più piccoli di quelli normali ma apparentemente molto intelligenti.
Una nuova spedizione, guidata da Karen Ross parte alla ricerca della leggendaria città perduta di Zinj.
Secondo la leggenda, una città nota agli ebrei dei tempi di Salomone, per le sue miniere di diamanti.
La spedizione è guidata dal capitano Munro, e vi partecipano l’addestratore di gorilla Peter Elliot, primatologo, e dal suo gorilla femmina Amy, che comunica con gli umani, usando la lingua dei segni. Il gruppo deve battere il consorzio euro-giapponese giungendo per primi alla città. Sfortunatamente il team si trova invischiato in varie peripezie tra le quali la Guerra Civile del Congo e scopre l’esistenza di una misteriosa e intelligentissima razza di primati, anello di congiunzione nella catena biologica tra il gorilla e l’uomo.

L’autore ha raccontato che ha amato la storia di avventura “Le miniere di Re Salomone” di H. Rider Haggard ed ha voluto scrivere una un’avventura simile, ambientata nel 20° secolo. Lo interessavano gli sperimentali di insegnare alle scimmie ad utilizzare un linguaggio e proprio per questo è stato creduto dal pubblico poco credibile quando è stato pubblicato. Sito: www.michaelcrichton.com

Sicuramente non è il migliore libro di questo autore, a mio parere vale la pena di essere letto, l’azione è protagonista. Una delle pecche sono le lunghe descrizioni di carattere tecnico scientifico e descrizioni dei personaggi prive di qualsiasi approfondimento psicologico.

Congo metàSpuntò l’alba sulla foresta pluviale del Congo.
Il sole pallido bruciò il freddo del mattino e l’umida nebbiolina appiccicosa, rivelando un gigantesco mondo silenzioso. Alberi enormi con tronchi di dieci metri di diametro salivano ad altezze di sessanta metri, dove spiegavano la loro densa fronzuta tettoia, nascondendo il cielo e gocciolando perpetuamente. Tendine di grigio muschio, e rampicanti e liane, penzolavano aggrovigliate dagli alberi ; orchidee parassite spuntavano dai tronchi.
Al suolo, enormi felci, luccicanti d’umidità, crescevano all’altezza del petto di un uomo e racchiudevano la nebbia. Qua e là una macchia di colore: i fiori rossi dell’acanthema, veleno mortale, e il viticcio azzurro della diandra che si apriva solo di primo mattino. Ma l’impressione di base era quella di un vasto, smisurato mondo grigio-verde, di un luogo estraneo e inospitale.
Jan Kruger posò il fucile e distese i muscoli indolenziti. L’alba spuntava rapida all’equatore; in un attimo faceva già chiaro, anche se ancora permaneva la nebbiolina. Diede un’occhiata al campo della spedizione cui aveva montato la guardia; otto tende di nylon colore arancione acceso, una tenda azzurra per la mensa, un’incerata legata sopra le casse dei rifornimenti nel vano tentativo di tenerli all’asciutto. Vide l’altra guardia, Misulu, seduta su una roccia. Misulu gli fece un cenno di saluto. Vicino c’era l’attrezzatura per trasmettere: un’argentea antenna parabolica, la nera cassetta del trasmettitore, i serpeggianti cavi coassiali che arrivavano sino alla videocamera portatile montata su un treppiede pieghevole. Gli americani si servivano di questa attrezzatura per trasmettere rapporti quotidiani via satellite alla loro sede centrale di Houston.
Kruger era il bwana mukubwa assunto per portare la spedizione nel Congo. Ne aveva già guidate altre: società petrolifere, équipe di cartografi, squadre in cerca di miniere e legname e gruppi di geologi come questo. Le aziende che mandavano squadre sul campo avevano bisogno di uno che conoscesse gli usi e i dialetti locali quanto bastava per trattare con i portatori e organizzare il viaggio. Kruger era abilissimo in questo lavoro: parlava lo swahili oltre al bantù e a un po’ di bagindi ed era stato più volte nel Congo, benché mai nei Virunga.
Kruger non riusciva a immaginare perché dei geologi americani volessero andare in questa regione dello Zaire, nell’angolo nordorientale della foresta pluviale del Congo. In fatto di minerali lo Zaire era il paese più ricco dell’Africa nera: il più grande produttore mondiale di cobalto e di diamanti industriali e il settimo paese al mondo per la produzione del rame. C’erano inoltre grandi giacimenti d’oro, stagno, zinco, tungsteno e uranio. Ma quasi tutti i minerali si trovavano nello Shaba e nel Kasai, non nei Virunga.
Kruger conosceva troppo bene il mondo per chiedere agli americani come mai volessero andare nei Virunga, e comunque lo aveva scoperto abbastanza presto. Una volta che la spedizione ebbe superato il lago Kivu e si trovò nella foresta pluviale, i geologi cominciarono a perlustrare il fiume e i letti dei torrenti. Il fatto che cercassero giacimenti alluvionali significava che speravano di trovare oro o diamanti. Risultò che si trattava di diamanti. Ma non di diamanti qualsiasi. I geologi erano a caccia di quelli che chiamavano diamanti Tipo IIb. Ogni nuovo campione veniva immediatamente sottoposto a una prova elettrica. La conversazione che ne derivava era oltre la portata di Kruger — discorsi su divari dielettrici, ioni di reticolo, resistività. Comprese però che quelle che importavano erano le proprietà elettriche dei diamanti. Di sicuro come pietre preziose quei campioni erano inutili. Kruger ne aveva esaminati parecchi, ed erano tutti blu a causa delle loro impurità.

congo-1995Nel 1995 è stata distribuita una versione cinematografica del romanzo, Congo, con la regia di Frank Marshall, la sceneggiatura di John Patrick Shanley, interpretata da Laura Linney e Tim Curry.

Differenze tra libro e film:
Nel libro, Amy comunica con gli umani a segni, mentre nel film i suoi segni vengono tradotti in suoni da un computer.
Nel libro la corporazione di Karen Ross è chiamata ERTS, mentre nel film è detta TRAVICOM.
Nel film Amy lascia il gruppo per vivere con i gorilla di montagna e da quel momento non se ne sa più niente, mentre nel libro Elliot torna a trovarla e lei ha già un cucciolo.
Nel libro Munro, per rendere sicuro il campo, scava un fossato riempito d’acqua e una buca piena di spine, allo scopo di difendersi dai gorilla. Nel film questi preparativi non sono citati.
Nel film Karen Ross si reca in Congo sia per la missione che per ritrovare il fidanzato. Nel libro è interessata a metter piede nel Congo solamente per i diamanti.

Avventura Fantasy Libri michael Crichton
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Faccio i conti con la mia insaziabile voglia di conoscenza, mi piace condividere con gli altri le cose che imparo e confrontarmi, questo blog tenta di raccogliere i pezzi confusi di me.

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