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SEI QUI: Home » Libro Caffè » Autori Libri » Gibran Kahlil » Kahlil Gibran – Il Profeta (Recensione)
Gibran Kahlil

Kahlil Gibran – Il Profeta (Recensione)

KettyDa Ketty24 Marzo 2011Aggiornato:4 Febbraio 20234 commentiTempo di lettura: 3 min.
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il-profetaIl Profeta, capolavoro di Kahlil Gibran, è un poema dedicato alla bellezza del mondo.

“Se il maestro è saggio veramente, non vi offrirà di entrare nella casa della propria sapienza; vi condurrà fino alla soglia della vostra mente”

Pubblicato a New York nel 1923, dall’autore libanese immigrato negli Stati Uniti, “Il Profeta” viene subito accolto con grande favore di pubblico soprattutto presso i giovani, ha ispirato intere generazioni di giovani di ogni età, attraverso il fascino del linguaggio poetico e la semplicità di una filosofia dal piede leggero e a distanza di tanti anni l’interesse è rimasto immutato.
Il clima sospeso e rarefatto, il ritmo incantatorio di una scrittura lirica di presa immediata, incisiva e visionaria, l’incontro tra due opposte culture, l’orientale e l’occidentale, sono la cifra di uno stile inconfondibile.
Dopo alcuni anni trascorsi in terra straniera, dove ha trascorso lunghi anni di esilio, Almustafa (ovvero l’eletto di Dio), sente che è giunto il momento di fare ritorno all’isola nativa, lascia al popolo della città di Orphalese il dono della sua saggezza.
I temi rispondono a richieste specifiche degli ascoltatori, e toccano questioni universali, insieme semplici e profonde: il Matrimonio, l’Amicizia, il Tempo, il Bene e il Male, il Mangiare e il Bere, il Dolore, la Bellezza.

Questo libro che mi è stato regalato da un’amica tanti anni fa e gliene sarò sempre grata, è un libro che andrebbe letto non solo da chi è credente ma anche da chi non lo è, perché le riflessioni sui temi trattati vanno oltre l’orientamento religioso o l’essere atei, ma sono universali.

Mia nonna materna, donna all’antica molto credente, chiude spesso la discussione dicendo “sia fatta la sua volontà”, frase che non so perché mi irrita pensando alle cose brutte che ci sono al mondo, ma poi ho riflettuto sul fatto che io dico spesso “che bisogna accettare che la natura segua il suo corso” , non è forse la stessa cosa?

Il libro offre degli spunti di riflessione, chiunque di noi si è posto determinate domande e indipendentemente dal fatto che le risposte del profeta posso piacere o no danno comunque stimolo per riflettere.

Come cita il Profeta stesso:

il-profeta-1-fNon è religione ogni riflessione e ogni atto?
E ciò che non è atto o riflessione, ma meraviglia e sorpresa che di continuo sgorgano nell’anima, anche mentre le mani spaccano la pietra o attendono al telaio?
La vostra vita quotidiana è il vostro tempio e la vostra religione.
Ogni volta che vi entrate portate tutto con voi.
Portate l’aratro e la forgia e il maglio e il liuto,
E ogni cosa che avete costruito per bisogno o diletto.

 

GIbran Kalhil Recensione Saggistica
Ketty
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Faccio i conti con la mia insaziabile voglia di conoscenza, mi piace condividere con gli altri le cose che imparo e confrontarmi, questo blog tenta di raccogliere i pezzi confusi di me.

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4 commenti

  1. Ambra on 25 Marzo 2011 17:09

    La tua recensione appassionata mi ha fatto venir voglia di leggere il libro. Domani vado a comperarlo. L'autore mi era noto, ma non ho mai letto niente di lui. Ora sono stimolata a farlo.

    Reply
  2. Cavaliere oscuro del web on 27 Marzo 2011 12:15

    Molte volte ho pubblicato opere di Gibran;trasmettono grandi sensazioni.Serena domenica a presto

    Reply
  3. Pupottina on 29 Marzo 2011 07:56

    ciao Galatea
    mi hai incuriosita molto e mi piacerebbe leggerlo questo libro
    un abbraccio ^___________^

    Reply
  4. Salvatore Messina on 31 Luglio 2012 11:42

    Vado, acquisto e torno sicuramente estasiato!

    Reply

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E’ tempo di …

… rinascita, clima dolce, mandorli in fiore, luce forte, canti di uccelli, colori, prati fioriti, bambini che giocano in cortile, profumi, aria aperta, carezze di sole, di amori ed innamoramenti…

I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.

(Khalil Gibran)

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