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SEI QUI: Home » Blog » MyLife » Che titolo dare a tutto questo?
MyLife

Che titolo dare a tutto questo?

26 Maggio 2008Updated:19 Ottobre 20259 commenti6 Mins Read
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Racconto Che titolo dare a tutto questo

Questa sera non ci sono per nessuno.
E no, non è un modo poetico per dire che vado in ritiro spirituale sull’Himalaya, semplicemente, ho deciso di staccare la spina. Perché, diciamocelo, a furia di pensare, rimuginare e riflettere, rischio di ottenere l’unico effetto tangibile di questa settimana: un cortocircuito cerebrale.

Da giorni mi sento come un computer con troppe schede aperte, ma senza la possibilità di cliccare su “chiudi tutto”. A chi mi vede da fuori sembro la solita me, rido, scherzo, faccio la brillante. Peccato che dentro mi giri solo un pensiero fisso, voglio dormire. Dormire e basta, non per pigrizia, ma per scappare da questo continuo frullatore mentale.

In effetti, mi sento come una frittata, sbattuta, lanciata in aria e poi giù, di nuovo su, di nuovo giù. Solo che non parliamo di “giorni su e giorni giù”, magari! ma di momenti. Attimi di euforia che durano meno di una pubblicità, seguiti da discese libere senza casco.

La buona notizia? Non soffro di stomaco.
La cattiva? Se continuo così, potrei iniziare presto.

Sono nel pallone.
Non il pallone da calcio, quello almeno ha un arbitro, delle regole e una fine partita. Io no. Io sto giocando una partita infinita contro me stessa, e ogni tanto mi chiedo: ma che mi manca, davvero?

Vorrei incontrare un uomo che mi ami, ma non a intermittenza, non nei fine settimana o quando gli gira bene. Uno che mi coccoli, che mi voglia così come sono, con la mia follia lucida, la mia distrazione precisa, la mia cellulite democratica e il mio sorriso che, pare, salva tutto.

E lo so, sembra una sceneggiatura da commedia romantica del sabato sera, ma non è così, perché, se vogliamo dirla tutta, di uomini che mi vorrebbero ce ne sono. E pure carini, eh! Uomini veri, con la faccia, il cervello e tutto il resto al posto giusto. Solo che io, inspiegabilmente, resto convinta di essere una ciofeca cosmica. E ogni volta che uno mi dice che gli piaccio, mi viene da guardarmi allo specchio e chiedermi: “Ma cosa vede, esattamente? Dev’essere il sorriso, vero?”

E allora che voglio?
Voglio solo te.
Sì, te che non ti decidi mai ad arrivare, te che sembri bloccato nel traffico del destino da anni. Ma sbrigati, eh, perché qui la carne fresca sta scadendo e tra un po’ rischio di mettermi in saldo.

Vi chiederete: “Ma perché non ne parli con i tuoi amici?”
Eh, bella domanda.
Perché ho un carattere di merda, ecco perché. Non nel senso poetico del termine, niente fascino oscuro o tormento da romanzo ottocentesco, proprio un carattere difficile.

Non voglio opprimere le persone che mi vogliono bene. Quelle che mi sopportano già così come sono, con le mie giornate storte e le mie mezze risposte, perché poi succede sempre la stessa cosa, ti sfoghi, ti apri, e subito ti senti in colpa, come se avessi scaricato i file della tua ansia nel disco rigido di qualcun altro.

E già che ci siamo, parliamo di quella frase tanto abusata: “Ti voglio bene.”
Ormai la si dice come si direbbe “ciao” o “passami il sale”. Ma volere bene non è un intercalare da chat, è una cosa seria, impegnativa, che pesa.
E poi ci sono i vari “fidati”, “credimi”.
Ma credere a chi, scusate? Fidarmi di chi? Di persone conosciute da due settimane e mezza, che magari non sanno nemmeno come prendo il caffè?

La fiducia non è un bottone da cliccare, è una conquista, passo dopo passo.
Io posso dare solo questo: un’opportunità.
Che non è poco, se ci pensate.
Perché in un mondo dove tutti ti chiedono di fidarti a scatola chiusa, offrire un varco, anche piccolo, è già un atto di coraggio.

Gli amici veri, non quelli da like facile o da “come stai?” scritto tanto per. Gli amici veri sono quelli che sacrificano un pezzo di sé per te, senza farne un trofeo. Sono quelli che ti chiamano perché hanno bisogno di parlare, e tu, anche se stai crollando dal sonno rispondi, perché sai che, se le parti fossero invertite, farebbero lo stesso.

Sono quelli che la notte prima di un’operazione erano tutti lì, affollati nella stanza d’ospedale tanto che l’infermiera pensava ci fosse un party. E in un certo senso, c’era davvero: un party di affetto, di presenza, di vita che non ti lascia sola neanche quando tutto fa paura.

Sono quelli che hai ritrovato al risveglio, con gli occhi lucidi ma il sorriso pronto.
Sono quelli che non se ne sono andati quando sei rimasta per quasi un anno bloccata a letto, quelli che ti hanno ricordato ogni giorno che fuori c’era ancora un mondo che ti aspettava.

E poi, quando hai ricominciato a camminare, male, piano, incerta, sono stati loro a portarti a ballare, anche se tu avresti preferito restare seduta. Perché sapevano che, più delle gambe, era il cuore ad aver bisogno di muoversi. Certo, nel percorso ne ho persi tanti, succede sempre: quando la vita si fa complicata, molti scappano, ma non tutti. Gli amici veri restano.

Sono quelli che sorridono quando vorrebbero piangere con te, che non giudicano, che ti perdonano una frase storta detta per nervosismo. Sono quelli che ti conoscono davvero, con le tue ombre e le tue luci, e ti vogliono bene lo stesso. Anzi, proprio per questo.

A tutti i miei amici dico Grazie e “Vi voglio bene”.

Comunque i momenti brutti sono passati, o almeno, li ho messi in panchina per un po’. Ho imparato a trovare sempre il lato positivo, anche quando il lato negativo fa casino e pretende di occupare tutta la scena. E ho anche imparato che la forza vera non è non cadere, ma rialzarsi ogni volta con un sarcasmo sempre più affilato.

Però, perché c’è sempre un però, stasera mi sono guardata allo specchio e non mi sono piaciuta. Non parlo del capello fuori posto o della ruga che ti saluta spavalda, parlo di quella sensazione strana di non riconoscersi del tutto. E allora mi sono detta: basta. Voglio essere me stessa, anche se non sempre è la versione più simpatica.

Voglio dire no. No ai compromessi. No a te che mi fai stare male.
E sì, se qualcuno mi chiede “Come stai?”, vorrei avere il coraggio di rispondere: “Di merda, grazie.”
Educata, ma sincera.

Tranquilli, non è che sto impazzendo. Queste crisi di sincerità estrema mi capitano una o due volte l’anno, massimo. Nel frattempo, chiedo scusa ai poveretti che si sono imbattuti in questo flusso di coscienza, so che non è uno spettacolo per deboli di cuore. Ma vi giuro, non succederà spesso. (O almeno, non prima della prossima luna piena).

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Faccio i conti con la mia insaziabile voglia di conoscenza, mi piace condividere con gli altri le cose che imparo e confrontarmi, questo blog tenta di raccogliere i pezzi confusi di me.

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View 9 Comments

9 commenti

  1. sempre73 on 7 Giugno 2008 12:36

    Non chiedere scusa…
    a tutti i tuoi vecchi e nuovi amici non dovresti chiedere scusa perchè loro sanno…o sapranno. Per me, come mi hai scritto tu “sei da pollice su”, dovrei dirti per ciò che scrivi e cosa trasmetti..ma siamo talmente simili che rischierei di peccare di presunzione! Splendido comunque trovare qualcuno che non ha paura di far vedere ciò che è… Sai..ho perso mia madre nel ’98 e ogni volta che vado a trovarla al cimitero incontro solo uomini nascosti dieto occhiali neri..per non far vedere occhi rossi o un pianto; che mi vedano mentre esco con lacrime pesanti che rigano il mio volto: almeno sono vero…e non smetterò d’essere ciò che sono. Benvengano i periodi bui se dopo saprò nuovamente apprezzare, e ancora meglio, le piccole felicità del quotidiano, ben vengano quei pesantissimi esami di coscienza in cui si scava fin nell’io più profondo scoprendo novità belle e brutte che il tempo e gli eventi hanno portato… C’è talmente tanta fretta e superficialità che nessuno si ferma più ad ascoltare la vita… “correte…correte ancora più forte, io preferisco provare a godermi gli istanti che la vita mi regala ogni giorno andando a comporre un meraviglioso mosaico di rocordi, che correre inseguendo una felicità materiale e prettamente incontentabile…” Questo vorrei dire a tante persone..ma ogniuno deve fare la propria di strada… Notte..compagna di sventure…a presto e ..buona solitudine, ma non essere troppo severa con te stessa..(se mi permetti..)

    Reply
  2. sten69 on 7 Giugno 2008 12:56

    CI SIAMO ANCHE X QUESTO!!! un bacio alla splendida messinese… 😉

    Reply
  3. Catullo on 7 Giugno 2008 17:27

    Fai bene ad esternare i tuoi stati d’animo del momento, cosi puoi guardare con fiducia all’indomani che si apre sul tuo futuro. Ho letto molto attentamente il tuo post, è bllo avere degli amici cosi. Ciao

    Reply
  4. Antony on 10 Giugno 2008 19:00

    Ciao Gala, condivido in tutto e x tutto al significato che dai alla parola AMICIZIA, gli amici purtroppo si contano sulle dita della mano ma quei pochi che abbiamo sono sinceri, io ne ho tanti ma pochi quelli veri e sinceri, x quei pochi do tutto me stesso perchè sono veri amici e meritano tutto il mio rispetto.

    Reply
  5. peppe on 6 Giugno 2009 10:30

    quello che ti succede è normale, anche 1-2 volte all'anno, tutto passa anche i periodi come questo, fai un pò di attivita sportiva penso che ti farà bene.
    Ciao

    Reply
  6. Giulio on 24 Giugno 2009 11:51

    Nella vita ci vuole CORAGGIO…., non bisogna mai gettare la spugna, sorridere,anke se intorno a noi è tutto buio,
    il cervello è spiazzato se noi ridiamo lo stesso e cosi' si ristabilisce il buon umore…o almeno spero…ciao

    Reply
  7. Enrico on 30 Giugno 2009 10:07

    un abbraccio e un saluto……

    sperando che aiuti……

    Reply
  8. Basta on 7 Giugno 2010 13:59

    Cerco di comprendere qualcosa di te; ed anche se questi tuoi blog sono un po datati, ritengo che "il loro spirito" sia sempre attuale!
    Ho letto, tempo fa, una frase che mi fece sorridere e mi piacque molto: "Amico è colui che, nonostante ti conosca profondamente, ti vuol bene!"

    Reply
  9. Astrattamente on 8 Giugno 2010 11:39

    succede, eccome!

    Reply
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E’ tempo di …

… rinascita, clima dolce, mandorli in fiore, luce forte, canti di uccelli, colori, prati fioriti, bambini che giocano in cortile, profumi, aria aperta, carezze di sole, di amori ed innamoramenti…

I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli. (Khalil Gibran)

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