Gerri Esposito è un personaggio di finzione creato dalla penna di Giorgia Lepore, protagonista anche della serie televisiva italiana “Gerri”, adattamento dei romanzi noir, interpretato da Giulio Beranek.
Gregorio Esposito, per tutti semplicemente Gerri, è un ispettore di polizia dal passato che più che oscuro, si direbbe elusivo, come certe verità che non vogliono farsi trovare. È cresciuto a Napoli, in un collegio, dopo essere stato abbandonato in tenera età. Le sue complicate relazioni e la sua difficoltà a stabilire legami profondi sembrano legate alla sua storia. Due figure lo hanno accolto in quel microcosmo di solitudini e regole non scritte: Don Mimì, un prete “di strada” più incline al Vangelo vissuto che a quello predicato, e Adelina, una sorta di suora laica che sapeva come stringere un bambino senza fargli troppe domande.
“Adelina gli diceva di dimenticare e lui dimenticò; gli diceva che il suo nome vero era quello nuovo e lui tenne per buono solo quello; gli diceva che la sua lingua era l’italiano e l’italiano imparò a parlare.”
Ma Gerri, anche da adulto, non ha mai trovato davvero casa. Si definisce “apolide”, non solo per la mancanza di un luogo, ma per l’assenza di un’appartenenza piena. E in effetti, la sua identità è stata riscritta. Il cognome Esposito, non è quello con cui è venuto al mondo. lo ricevette a cinque anni, con la rassicurazione che “tanto è uguale”. Ma non lo era. Il suo vero nome è Goran, e le sue radici affondano in un terreno doppio: metà rom, metà napoletano. Una miscela che, in certi ambienti, è ancora vista come incompatibile con la divisa che indossa. E Gerri questo lo sa bene: sa anche che ci sono stanze nella sua memoria di cui è meglio non forzare la serratura.
“Gerri si fidava poco, per istinto, dei preti in generale ma ancora di meno dei preti che scatenavano nella gente reazioni isteriche di dipendenza psicologica.
…
Quella diffidenza gliel’aveva instillata proprio un prete, don Mimì, il quale, benché fosse prete a sua volta, nella sua adolescenza gli aveva imbottito il cervello con discorsi strani, a insaputa della stessa Adelina che mai avrebbe immaginato cosa si dicessero i due nei lunghi pomeriggi nel cortile del collegio. Adelina immaginava confessioni, dialoghi spirituali, dissertazioni teologiche e sperava ardentemente che don Mimì tirasse fuori una vocazione dal piccirillo suo. Invece era stato proprio lui il primo a distogliere Gerri dagli insani progetti di Adelina. Parlavano di calcio, di scuola, di politica, di strada, di camorra. Di donne, pure. E don Mimì gli diceva sempre che i preti sono una strana razza …”
Sul piano professionale, Gerri è uno di quegli investigatori che non lasciano nulla al caso. È pignolo, metodico, allergico all’approssimazione. Le sue indagini sono accurate, a volte ossessive. È capace di scorgere connessioni invisibili agli altri, di inseguire una pista anche quando il suo stesso superiore gli consiglia di lasciar perdere. Quel superiore è Santeramo, uomo dalle opinioni mobili, ma che non ha mai nascosto di considerarlo “uno dei migliori”. Accanto a Gerri, ci sono anche Marinetti e Locascio, colleghi e complici nel disordine calcolato delle indagini.
E proprio Marinetti rappresenta per Gerri qualcosa di più: un mentore, una figura quasi paterna, sempre pronta a difenderlo, a coprirgli le spalle anche quando tutto sembra crollare. La moglie di Marinetti, Claudia, è un altro tassello di questa piccola famiglia surrogata: una presenza materna, silenziosa e affettuosa, che si preoccupa sinceramente per lui.
“Gerri chissà che si aspettava. Ne aveva sentito parlare talmente tanto che gli sembrava di conoscerla, la città del suo capo, ma il problema era che la conosceva attraverso la mitologia costruita da Marinetti in vari anni d’assenza, che non corrispondeva del tutto alla verità. L’unica cosa che tornava era il mare; che poi la nostalgia del mare era forse una delle poche cose in comune che avevano, ma comunque era diverso. Il mare di Marinetti era fatto di bagni, sole, pesca, barche; quello di Gerri di corse infinite, di casino, di porti, di distanze. Avevano lavorato un anno insieme a Catanzaro, lavoro sporco, sporchissimo, e questo era bastato a legarli indissolubilmente. Cioè, Marinetti si era legato a lui perché invece lui, in realtà, faceva parecchia fatica a legarsi a qualcuno. “
La vita privata di Gerri, invece, è un campo minato. Fugge dalle relazioni stabili, forse perché la stabilità gli è sempre sembrata un’illusione. Ha scelto di essere l’amante, spesso di colleghe, attratto più dalla prossimità dell’abisso che dalla sicurezza del porto.
“Gerri lo sapeva da sempre e se n’era fatto una ragione al terzo-quarto tentativo di storia seria, finito immancabilmente in una fuga appena aveva sentito la parola “matrimonio”. In seguito il segnale d’allarme si era attivato su “convivenza”, per poi assestarsi su una soglia ancora più bassa, con il “ti presento ai miei”. Da allora aveva deciso che uno dei requisiti indispensabili di una donna per suscitare il suo interesse era essere già impegnata, magari sposata, ma anche soltanto fidanzata, e aveva scelto in maniera consapevole ed entusiasta il ruolo dell’amante.”
Nonostante il suo impegno, a volte sente che il suo lavoro è “inutile, schifosamente inutile”. Eppure, non si ferma. Non può farlo. Perché anche se a volte il lavoro sembra un esercizio di fatica sterile, la sua intuizione lo spinge a cercare ancora, a guardare dove gli altri non guardano, a scavare nei dettagli dove si nasconde la verità.
Come spesso accade nei percorsi degli uomini spezzati, la verità su se stesso è il caso più difficile che Gerri non ha ancora risolto. E forse, non è detto che voglia davvero farlo.
Romanzi con Gerri Esposito
2015 – I figli sono pezzi di cuore
2016 – Angelo che sei il mio custode
2018 – Il compimento è la pioggia
2025 – Forse è così che si diventa uomini
I figli sono pezzi di cuore. L’ispettore Gregorio Esposito, detto Gerri, ha alle spalle una storia strana: abbandonato da bambino, viene allevato a Napoli da un prete “di strada” e da una sorta di suora laica; ancora adesso che è adulto si muove come un apolide, rigettando anche solo l’idea di mettere radici. Questa indeterminatezza dell’identità del protagonista, unita al contesto opaco, alle pressioni politiche, ai numerosi intrighi, rende impossibile arrivare a una verità, sia nell’indagine che nella storia personale. È proprio questo il tema di fondo di un noir che è anche una storia di relazioni: quella madre-figlio, prima di tutto, declinata in vari modi, dalla morbosità alla protezione, all’indifferenza, all’odio, all’abbandono; ed è questa, anche, la causa del coinvolgimento emotivo di Gerri, che ha la necessità di mettere a fuoco un rapporto che non conosce e ha bisogno di esplorare.
Angelo che sei il mio custode. L’ispettore Gregorio Esposito è tornato al lavoro, dopo alcuni mesi di convalescenza e di sospensione dal servizio. Si indaga sul ritrovamento dello scheletro di un bambino e sulla scomparsa di due minori. Le indagini conducono a un posto antico e importante del Gargano: il santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo. In questo luogo si venera l’Arcangelo, ed è proprio lui ad avere un ruolo chiave nella vicenda. A collaborare al caso viene chiamata da Roma Giovanna Aquarica, funzionario di polizia specialista in casi che vedono coinvolti minori. La donna, in una indagine personale, recupera dal suo passato informazioni che possono avere a che fare con la vita di Gerri, con la sua infanzia e con le porte chiuse che ancora ci sono nella sua memoria e che costringono l’ispettore a fare i conti con se stesso e con i propri sentimenti.
Il compimento è la pioggia. Nella notte di San Nicola, a Bari, c’è stato un omicidio efferato. In una piccola casa bassa del centro storico è stata trovata morta una ragazza di poco più di vent’anni. Il cadavere è squarciato da varie ferite, intorno al corpo martoriato tracce della presenza di bambini: giocattoli, biberon, vestiti. I bambini però sembrano scomparsi nel nulla. Sul luogo del delitto arriva l’ispettore Gerri Esposito, seguito dal suo capo, Marinetti, e dall’ispettrice Sara Coen, con la quale Gerri ha un rapporto che si fa sempre più complicato. L’indagine si snoda nell’arco di pochi giorni. Giorni freddissimi, in cui la Puglia e il suo capoluogo vengono investiti da un’insolita nevicata, che alla fine lascerà il posto alla pioggia. Ancora una volta, una storia di infanzia violata. Quell’infanzia che Gerri deve ricostruire e recuperare da qualche parte nei suoi ricordi perduti.
Forse è così che si diventa uomini. Il cadavere di un uomo, un serpente senza vita e una lingua sconosciuta: gli indizi che segnano il ritorno dell’ispettore Gerri Esposito. In una chiesa rupestre nella periferia di Bari viene scoperto un cadavere. Maschio, mezza età, in posizione supina di fronte all’abside, vestito di tutto punto. Sul corpo, un serpente, anch’esso morto. La terza sezione della squadra mobile di Bari arriva per i rilievi di rito. Manca qualcuno: l’ispettore Gerri Esposito ha preso due giorni di permesso, caso più unico che raro, per svolgere una missione personale e importante.
Al suo rientro, Gerri trova l’ufficio in fibrillazione. L’identità della vittima è sconosciuta e le indagini brancolano nel buio. Vengono identificati altri frequentatori del sito: una giovane coppia di adolescenti che per qualche motivo non vuole collaborare; un uomo misterioso che pare uscito da un altro tempo, dagli affreschi della chiesa, e che non parla e non scrive; una ragazzina che ha perso un libro su cui ci sono i suoi disegni e i versi di una canzone in una lingua sconosciuta. Lingua che accende però una lampadina nella mente di Gerri Esposito, grazie all’intervento della mammana Angela, ormai diventata per lui un punto di riferimento fondamentale, che compare a tratti come una dea ex machina, a metterlo sulla strada giusta. Nel frattempo Gerri deve fare i conti con il proprio passato, che continua a tornare e a scardinare i cassetti blindati in cui lui cerca disperatamente di confinarlo.
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