Genitori cercasi è un romanzo di Andrea Vitali, pubblicato il 16 maggio 2023, da Einaudi. La tragicommedia di un ragazzino con una famiglia di disgraziati, sullo sfondo della ricca e fin troppo operosa provincia del Nord Italia.
«Cominciamo dal nome, Velarus. Lo scelse quella scema di mia madre. L’idiota che era mio padre non si oppose, e così fu»
Trama del libro “Genitori cercasi”
Sullo sfondo della ricca e fin troppo operosa provincia del Nord Italia, la sfrenata tragicommedia di un ragazzino con una famiglia di disgraziati. Il padre e la madre di Velarus non sono quel che si dice due tipi amorevoli. Del resto come potrebbero esserlo dei faccendieri sempre in viaggio, sempre attaccati al telefono, sempre impegnati a comprare e a vendere.
Anche la nascita di un figlio è per loro una semplice transazione. Solo che poi non hanno né il tempo né la voglia di occuparsene, preferiscono scaricare l’impiccio su uno strampalato tassista e sulla sua altrettanto bizzarra moglie infermiera. Così il bambino viene lasciato in custodia un po’ a chi capita: comincia per lui una lunga teoria di «affidamenti».
Tutto questo, però, produce nel piccolo uno strano fenomeno fisico, qualcosa di davvero eccezionale. Ed ecco che nella testa dei genitori guizza l’idea di combinare l’ennesimo affare della vita, il più redditizio. A quel punto, la vendetta di Velarus prende il via.
“Lo ripeto, erano e sono due idioti, i peggiori genitori che uno possa immaginare di avere. D’altronde il padre e la madre uno mica se li sceglie.Io mi sono beccato quei due e adesso, checché se ne possa pensare, sono anche abbastanza contento per come è andata, proprio perché sono diventato invisibile e mi diverto un sacco guardando la fine che hanno fatto.”
Incipit del libro “Genitori cercasi”
Prologo
Mio padre e mia madre.
Li chiamo cosí per convenzione.
Mio padre e mia madre, quindi.
Chiedono la carità.
Niente di strano, sono due pitocchi.
Stanno agli angoli delle strade con la mano tesa, a volte un cappello messo in terra e girato verso l’alto.
Campano cosí da anni, ormai.
Sono sempre piú brutti, sporchi, arrabbiati.
Hanno lo sguardo di cani bastonati.
Anche l’odore.
Ci sono giorni che fanno veramente schifo.
Quando passo dalle loro parti e magari li becco che litigano l’uno con l’altra per chissà quale motivo, penso a tutto ciò che è successo, che li ha portati in quella condizione.
Li ascolto mentre si insultano, si incolpano, esasperati per la vita che conducono.
A volte li vedo mentre tentano di colpirsi, quando hanno esaurito gli insulti.
Ridicoli.
Sembrano burattini.
Di tanto in tanto una guardia interviene per scacciarli.
Sta lí e non si muove fino a che non li vede alzarsi e trascinarsi altrove.
Potrei stare delle ore a guardarli, pensando a come si sono ridotti così.
Mio padre e mia madre.
Senza che loro mi vedano.
Mi chiamo Velarus e sono invisibile.
Divenuto tale.
Come tanti che girano per il mondo.
A scuola, negli stadi, negli uffici, nelle strade, nelle piazze.
Ovunque.
Anche nelle chiese, sui treni, nei negozi, nei ristoranti.
Negli autogrill, in metropolitana.
Potrebbe essercene uno adesso nella vostra camera da letto, se è notte e state dormendo.
Dovunque si posi lo sguardo di un essere umano normale è possibile che ci sia uno come me, divenuto tale.
Non siamo fantasmi, non spaventiamo nessuno, guardiamo, ascoltiamo e basta. Nemmeno ci interessa piú pensare, giudicare, ricordare ciò che poteva essere e invece non è stato.
Proprio come faccio io quando, quasi ogni giorno, passo a dare un’occhiata nei posti dove so che mio padre e mia madre si piazzano a chiedere l’elemosina. Talvolta mi viene voglia di prendermi quei quattro spiccioli che hanno raccolto. Capirebbero che sono lí vicino però, magari tenterebbero di impietosirmi e mi chiederebbero di aiutarli, di fare qualcosa.
Non ne ho alcuna intenzione. Resto lí, guardo e basta.
Ma non voglio perdere altro tempo, cominciamo dall’inizio.
Dal nome, Velarus.Lo scelse quella scema di mia madre, non so per quale ragione, ammesso che ce ne sia stata una. Avrei dovuto chiederglielo, ma non l’ho mai fatto e ormai non mi interessa piú. In ogni caso credo che non avrebbe saputo rispondermi.
So che l’idiota che era mio padre non si oppose, e cosí fu.
Del resto, quando mi resi conto di quanto fosse assurdo, questo nome, era tardi per fare qualcosa. Inoltre ero già all’inizio del processo che mi ha portato alla condizione in cui mi trovo adesso.
Il fenomeno si annuncia con la comparsa di un pallore pernicioso.
Per quei due che mi avevano messo al mondo, non era cosa di cui preoccuparsi granché.
Prima, per chiarire, ero come qualunque altro essere umano.
Tale e quale.