L’amicizia indica un tipo di legame sociale accompagnato a sentimenti affettivi, di giustizia, lealtà e generosità. Un sentimento supremo, altruistico e disinteressato, non inquinato dall’elemento sessuale né da passioni degradanti come la gelosia.
“L’amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce.”
(Sir Francis Bacon)
E’ stata sempre considerata, sin dai tempi antichi, un sentimento fondamentale per la vita sociale e su di essa si sono espressi, filosofi, teologi ed artisti.
Philia, in greco, è qualcosa di più e di diverso rispetto all’amicizia come la intendiamo oggi.
Cicerone, grande filosofo e oratore ha dedicato un’intera opera all’amicizia: Laelius de amicitia e definì l’amicizia come un accordo di sentimenti, di tendenze, di convinzioni, come una consonanza armoniosa su tutte le questioni divine e umane, accompagnato da mutua benevolenza e carità e quindi il più forte e il più profondo di tutti gli affetti umani.
Epicureo diceva che in essa vi è una serenità più profonda, superiore anche a quella dell’amore, perché più facilmente si può conservare libera da sentimenti che procurano dolore come la gelosia o il dolore del distacco.
Aristotele dedica due libri dell’Etica Nicomachea, dove descrive che la vera amicizia è quella basata, non sull’utilità o il piacere, ma sul bene, è il rapporto che si instaura tra “buoni”.
Secondo alcuni recenti studi sociologici, l’amicizia è un sentimento in estinzione in Occidente, sembra essere stata sempre più confinata nel ghetto dell’adolescenza e della vecchiaia, due età accomunate dal desiderio di «fare gruppo» per vincere il senso di isolamento e di solitudine, di diversità e di emarginazione, insomma prevalgono sempre più le amicizie descritte da Aristotele basate sull’utilità e sul piacere.
Mito africano dell’Acqua e Sole
Un esempio del potere dell’amicizia fondata sull’accettazione incondizionata.
“Una antico mito africano racconta di un tempo lontano in cui l’Acqua e il Sole erano amici e vivevano tutti e due sulla terra, il Sole quasi quotidianamente si recava dall’amica acqua e la pregava continuamente di ricambiare la visita a casa sua. Un giorno l’Acqua le disse che se l’avesse voluta come ospite doveva ingrandire la sua casa perché ovunque lei andasse la seguivano uno stuolo infinito di parenti e la capanna dove lui viveva non poteva contenerli tutti.
Il sole decise allora di costruirsi con sua moglie Luna una casa grande ma tanto grande, tale da poter contenere l’Acqua e i suoi parenti.
Quando terminò di costruirla andò dall’Acqua e invitò lei e la sua numerosa famiglia, l’Acqua accettò l’invito e si recò a casa loro, l’acqua cominciò ad entrare, acqua di fiume, di lago, di stagno, acqua piena di pesci e di ranocchie, di squali e di coccodrilli.
Dopo un po’ il Sole e la Luna si ritrovarono a bagno fino alle ginocchia e l’Acqua disse che forse erano in troppi e che sarebbe stato meglio andar via ma il Sole e la Luna ci tenevano ad essere gentili e li invitarono a restare e ad entrare. L’Acqua continuò a riversarsi nella casa e in poco tempo arrivò al soffitto e al tetto e alla fine inghiottì la terra.
Al sole e alla luna non restò che rifugiarsi in cielo dove vivono ancora oggi.”
I Greci portavano come esempio di amicizia estrema quella fra Oreste e Pilade.
Oreste è allevato insieme a Pìlade, figlio di Strofio, e tra i due nasce una amicizia a tal punto profonda, che quando Oreste, divenuto adulto, decide di tornare ad Argo per vendicare l’uccisione del padre, Pilade lo accompagnerà.
L’amicizia nel mito greco e la nascita dell’ulivo
Quando ancora sulla terra non esisteva albero di ulivo con i suoi preziosissimi frutti, vivevano ad Amicle, in Laconia, due giovani amici buoni e belli: Eispnelas, il maggiore, e Aitas, il minore. Abitavano entrambi fuori dal villaggio, presso il fiume Tiasa, e frequentavano con grande assiduità il non lontano santuario di Apollo Amicleo. Mai i due adolescenti mancavano alle Iacinzie, che vi si celebravanο ogni estate in onore del dio e del suo giovane amico Giacinto. Il dio, da parte sua, ogni anno gioiva nel vedere quale profondo e sincero affetto unisse i due amici.
Una volta, finite le cerimonie del primo giorno di festa, Eispnelas e Aitas si fermarono davanti all’altare del dio e, spinti da una forza sconosciuta, formularono in cuor loro la stessa, identica preghiera: ”Apollo, divino Kouros, che proteggi ed ascolti i giovani che a te si rivolgono con cuore sincero, sii propizio a questo mio caro amico ed a me e fa sì che la nostra amicizia non venga mai cancellata da Kronos che tutto divora. Ti scongiuro, splendente Signore dell’Armonia, ascolta la mia preghiera!”.
Apollo ne rimase profondamente commosso e decise di esaudirli.
Mentre i due amici, abbracciati e felici, uscivano dal santuario, li trasformò in un meraviglioso ulivo carico di frutti.
Alcuni mercanti ebrei, venuti per la festa dal vicino porto di Gizio, vedendo il prodigio, esclamarono: ”El aia”, che nella loro lingua significa: ”È stato Dio”.
Gli abitanti del luogo pensarono bene di usare l’esclamazione dei pii stranieri,΄ελαία, per indicare il nuovo albero dai preziosi frutti.
L’albero divenne subito segno di benedizione, di benessere e di pace, di cui gli uomini non avrebbero mai più potuto fare a meno, come dell’amicizia.
L’amicizia. Passo tratto dal libro Il Profeta di Kahlil Gibran
E un giovinetto disse: Parlaci dell’Amicizia.
Ed egli rispose, dicendo:
Il vostro amico è la vostra esigenza soddisfatta.
E il campo che seminate con più amore e che mietete con riconoscenza.
E la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché da lui vi recate per la vostra fame, è lui che ricercate per la vostra pace.Quando l’amico vi apre la sua mente, non abbiate timore di dire «no» nella vostra propria mente, né trattenete il vostro sì. E quando egli tace, il vostro cuore non smette di ascoltare il suo cuore;
Poiché, nell’amicizia, pensieri, desideri, attese, tutto nasce ed è condiviso senza parole, con una gioia priva di plauso.
Se vi separate dall’amico, non rattristatevi;
Poiché ciò che maggiormente amate in lui può meglio risplendere nell’assenza, così come una vetta appare allo scalatore più chiara dalla pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro proposito che l’approfondimento dell’animo.
Poiché l’amore che cerca qualcosa che non sia lo schiudersi del suo proprio mistero non è amore ma una rete lanciata a caso: nella quale si afferra solo ciò che è vano.E sia per l’amico la parte migliore di voi.
Se egli dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche il flusso.
Poiché quale amico è questo vostro che dobbiate cercarlo nelle ore in cui si uccide?
Cercatelo sempre in ore in cui si vive.
Poiché a lui tocca colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E nella dolcezza dell’amicizia fate che vi siano il riso e la compartecipazione ai piaceri.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore scopre il suo mattino e ne è ristorato.