Frederic e Elfrida è il più vecchio degli scritti definiti “Juvenilia” di Jane Austen, è stato scritto nel 1787, all’età di 12 anni ed è dedicato all’amica Martha Lloyd come per ringraziarla.
“A Miss Lloyd
Mia cara Martha
A umile testimonianza della gratitudine che sento per la tua recente generosità verso di me nel completare il mio Mantello di mussola, mi permetto di offrirti questo modesto prodotto della tua sincera Amica”
La vita di due cugini Frederic e Elfrida (fidanzati sin dall’infanzia) si intreccia con quella di Charlotte (amica di Elfrida) e di Rebecca Fitzroy (una vicina di casa).
Ed ecco che compare ancora una volta uno dei temi più cari a Jane Austen: il matrimonio.
Ci si aspetta da un giorno all’altro l’annuncio del loro matrimonio, intanto Rebecca si fidanza con il capitano Roger, ma la madre non vuole acconsentire al matrimonio perchè la ragazza era troppo giovane (aveva solo 36 anni! ).
Intanto Charlotte promette la mano a due pretendenti, ma quando si rende conto della situazione si suicida buttandosi nel “profondo ruscello del giardino ornamentale di sua zia”.
Frederic, Elfrida e Rebecca vanno da Mrs Fitzroy per chiedere “cortesemente e dolcemente” di dare il consenso al matrimonio in memoria di Charlotte.
Mrs Fitzroy acconsente e Rebecca e il capitano si sposano.
I genitori di Elfrida e Frederic vorrebbero vedere i loro figli sposati, ma il tempo passa, passa una settimana, 15 giorni e non si decidono.
Il capitano e Rebecca vengono in visita presso i loro amici con la loro figlia 18enne Eleanor.
Elfrida cerca di fare amicizia con lei, ma Eleanor non la calcola e la considera poco più che una vecchia signora.
Frederic inizia a provare un certo interesse per la giovane ed Elfrida, ingelosita, decide finalmente di proporgli il grande passo.
Frederic rifiuta, ma poi mosso a commozione dai continui svenimenti di Elfrida decide di sposarla.
Uno scritto ironico a toni melodrammatici che mischiati insieme creano un effetto comico.
Lo Zio di Elfrida era il Padre di Frederic; in altre parole, erano cugini da parte di Padre.
Essendo tutti e due nati nello stesso giorno ed educati nella stessa scuola, non destava meraviglia che guardassero l’uno all’altra con qualcosa di più della semplice buona educazione. Si amavano con mutua sincerità, ma erano tutti e due determinati a non trasgredire le regole del Decoro confessando il loro attaccamento, sia all’oggetto amato, sia a chiunque altro.
Erano straordinariamente belli e talmente somiglianti, che nessuno riusciva a riconoscerli separatamente. Anzi, persino i loro amici più intimi non avevano altro per distinguerli, se non la forma del viso, il colore degli Occhi, la lunghezza del Naso, e la diversità della carnagione.
Elfrida aveva un’amica intima alla quale, essendo in visita da una Zia, scrisse la seguente Lettera.
Consiglio la traduzione di Giuseppe Ierolli, disponibile nel link sotto:
http://www.jausten.it/jajuv101.html