Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.
Ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha deciso di regalarci l’ennesima perla della sua brillante carriera diplomatica, lo ha fatto, ovviamente, sui social, quel terreno minato dove ogni tanto un politico inciampa nel proprio ego e crolla.
Oggetto del delirio è la bandiera dell’Unione Europea. Secondo Tajani, tenetevi forte, il blu della bandiera richiama il manto della Madonna, mentre le dodici stelle rappresenterebbero le dodici tribù di Israele. No, non è una barzelletta, è il pensiero del nostro ministro degli Esteri, quello che dovrebbe conoscere almeno per sbaglio il simbolo dell’istituzione in cui ha fatto il parlamentare europeo, il vicepresidente, il commissario, il presidente del Parlamento, e via con le poltrone.
Bastava un clic, un’occhiatina a Wikipedia, non doveva nemmeno disturbare ChatGPT, e avrebbe scoperto che:
Il blu simboleggia il cielo d’Europa, non il guardaroba della Vergine. Un colore che ha sempre simboleggiato l’armonia, la serenità, la calma.
Le dodici stelle sono dodici non perché qualcuno ha fatto un pellegrinaggio in Terra Santa, ma perché dodici è il numero simbolico della perfezione, della completezza, della stabilità e stanno disposte in cerchio, come a dire: unione, armonia, solidarietà.
Ora, il punto non è solo la figuraccia, è chi la fa. Tajani è il nostro rappresentante nel mondo, colui che dovrebbe gestire i rapporti internazionali, mediare nei conflitti, rappresentare un Paese che, almeno sulla carta, dovrebbe avere una sua linea diplomatica autonoma, fondata sul diritto internazionale. E invece? Tajani, con la grazia di un turista spaesato a Gerusalemme, si allinea senza vergogna, senza dignità e senza ritegno alla narrativa più miope, più faziosa e più ideologicamente tossica che si possa immaginare.
Perché mentre a Gaza si consuma un massacro, il governo italiano, con Tajani in prima fila, non trova di meglio che giustificare l’ingiustificabile. Non una parola per i morti palestinesi, non una condanna per l’uso sproporzionato della forza. Solo “amicizia per Israele”, ma lui non è l’amico degli Esteri, è il ministro degli Esteri italiani, non il portavoce della lobby sionista o del Vaticano.
La sua è ignoranza? Malafede? Una combinazione delle due? Non lo sappiamo. Ma è grave comunque, è grave che un ex presidente del Parlamento europeo ignori o mistifichi il significato di quella bandiera, grave che parli del “manto della Madonna” come se fosse a catechismo e non in un consesso laico che include paesi cattolici, protestanti, ortodossi, musulmani, e perfino atei dichiarati, grave che usi il simbolo dell’UE per lanciare messaggi identitari travestiti da cultura, ma che di culturale hanno solo il livello da bar dello sport, è grave che divulghi fake news.
Ed è ancora più grave che queste parole vengano dette mentre infuria una guerra che il nostro governo continua a giustificare, coprire, appoggiare. Le bombe israeliane, ricordiamolo, sono anche americane, tedesche, italiane. E quindi, sì: siamo corresponsabili. Tajani e Meloni ci stanno mettendo la firma, il timbro e perfino il tweet.
Siamo governati da gente così e la colpa non è solo loro, è nostra. È di chi li vota, di chi li manda a Bruxelles, a Roma, al potere, di chi confonde la competenza con la propaganda, il sapere con la devozione, la laicità con la superstizione.
A scuola pretendiamo che i ragazzi sappiano cos’è l’Unione Europea, lo pretendiamo anche da chi chiede la cittadinanza italiana, e poi ci ritroviamo un ministro degli Esteri che scambia il cielo per il paradiso e la cooperazione per l’Antico Testamento.
A questo punto, davvero, non si può più ridere. Si può solo piangere.