Come l’alta marea è un romanzo d’avventura scritto da Clive Cussler insieme a Graham Brown, pubblicato in Italia l’11 novembre 2021, da Longanesi, tradotto da Federica Garlaschelli. E’ il quindicesimo volume della serie NUMA File, con protagonisti Kurt Austin, capo della squadra missioni speciali della NUMA, un team di specialisti che conduce indagini su eventi enigmatici e azioni criminali sopra e sotto gli oceani di tutto il mondo, insieme al suo amico e braccio destro Joe Zavala, esperto progettista. In questo capitolo sono impegnati in una nuova corsa contro il tempo per scongiurare un’imminente catastrofe: le acque si stanno alzando, il mondo sta annegando.
«Quindi non è cambiato niente», rispose lei mettendosi le mani sui fianchi. «Proprio come per gli altri ghiacciai. Nessuno svuotamento interno e nessuna accelerazione dello scioglimento. Non è una buona notizia?»
«In teoria sì, ma significa che qualcos’altro è andato storto. Molto storto. E al momento nessuno ha idea di quale sia la causa.»
La trama di «Come l’alta marea»
Ovunque nel mondo, il livello dei mari si sta alzando in modo anomalo e allarmante e lo scioglimento dei ghiacciai provocato dal surriscaldamento globale non può esserne l’unica causa. Kurt Austin, Joe Zavala e il resto del team scientifico della NUMA sospettano che qualcuno stia cercando di manipolare le forze della natura per il proprio tornaconto personale e quindi decidono di setacciare il globo in cerca di risposte. Sul fondo del Mar Cinese orientale scoprono che la situazione è molto più critica di quanto immaginassero: l’innalzamento delle acque fa parte di un diabolico piano architettato per sconvolgere gli equilibri di potere tra le nazioni. I pericolosi mari dell’Asia, le strade high-tech di Tokyo e un’isola segreta fanno da sfondo a una missione ad alto rischio. La Numa dovrà trovare il modo di scongiurare l’imminente catastrofe, evitando gli attacchi di un assassino così violento che persino la potente Yakuza lo ha rinnegato e, come se non bastasse, recuperare una lega metallica rara e sconosciuta insieme a una coppia di leggendarie e antichissime spade giapponesi…
Il libro inizia con un prologo ambientato intorno al 1573, nel Giappone centrale, che racconta del leggendario scontro tra due guerrieri giapponesi, la narrazione ha lo scopo di mettere a conoscenza la storia delle origini di due famose armi, la Masamune e la Muramasa (o Spada Cremisi), la spada ha sempre avuto un ruolo simbolico, in questo caso a ciascuna delle due armi viene attribuita una precisa valenza: “La Spada Cremisi di Muramasa fu considerata assetata di sangue e malvagia, poiché aveva distrutto tutto ciò che toccava, mentre la Masamune risparmiava gli innocenti”.
“Quando i monaci diedero il segno di alzare le armi, la Spada Cremisi di Muramasa uscì dal fiume sporca di sangue, mentre dalla Masamune gocciolava soltanto acqua cristallina.”
Le recensioni
Le recensioni sono per la maggior parte positive, anche con un finale inverosimile che mette a dura prova il lettore, ma chi è affezionato alla serie dovrebbe essersi divertito parecchio sapendo già cosa aspettarsi: un’avventura pseudoscientifica atta a salvare il mondo.
Incipit di “Come l’alta marea”
Il nome ufficiale della nuova sala conferenze nell’ala ovest del Campidoglio era Sala Multimediale Samuel B. Goodwin. Chi ci lavorava la chiamava semplicemente il «Teatro» sia per la disposizione dei posti a sedere sia per l’infinità di scene di puro esibizionismo politico cui spesso capitava di assistere.
In quella piovosa giornata di settembre, la sala era affollata per via di una riunione a porte chiuse. Non c’erano telecamere, e l’accesso era stato vietato tanto alla stampa quanto al pubblico.
Seduto in terza fila, Joe Zavala si domandava quante liti sarebbero esplose. Il gruppo di persone che si era radunato per discutere di quell’importante questione scientifica era infatti molto variegato.
Guardandosi intorno, Joe vide quattro membri della National Academy of Sciences, cinque partecipanti con il badge della NASA e altri tre membri dello staff di consulenza della Casa Bianca. C’era poi un totale di otto persone provenienti da un gruppetto di altre agenzie, tra cui la NOAA, incaricata del monitoraggio del clima mondiale, delle condizioni atmosferiche e dell’ambiente in generale.
Molti di questi gruppi svolgevano attività simili, e spesso collaboravano, ma erano anche in concorrenza tra loro per accaparrarsi finanziamenti. Il che valeva senz’altro anche per l’organizzazione di Joe, la NUMA.
La National Underwater and Marine Agency aveva il compito di tenere sotto controllo gli oceani di tutto il mondo nonché i laghi, i fiumi e le vie d’acqua d’America. Si occupava anche di attività di natura storica, come il recupero di navi affondate e di altri oggetti risalenti a epoche passate. Inoltre, e molto più spesso di quanto Joe si sarebbe aspettato quand’era entrato a far parte della squadra, la NUMA veniva chiamata a intervenire in caso di incidenti internazionali, e si era guadagnata così la reputazione di agenzia cowboy. Poteva essere un complimento oppure no, a seconda dell’opinione che uno aveva dei cowboy. E dal momento che Joe aveva trascorso gran parte della sua infanzia nel New Mexico e in Texas, per lui quel soprannome era come una medaglia al valore.
Joe non era l’unico membro della NUMA in quella sala. Insieme a lui c’erano altri tre colleghi dell’agenzia. Altri tre più una sedia vistosamente vuota.
A destra di Joe sedeva Paul Trout, che oltre a essere un geologo specializzato in esplorazioni delle profondità marine, con i suoi due metri abbondanti di statura era anche il membro più alto della squadra. Paul era un gigante buono, che raramente diceva qualcosa di cattivo su qualcuno. Notando i cerchi scuri sotto i suoi occhi, Joe ipotizzò che fosse stato sveglio fino a tardi a ripassare qualunque dato avrebbero potuto chiedergli di presentare.
Il posto di fianco a lui era occupato da sua moglie, Gamay Trout, che non passava certo inosservata con i suoi capelli color del vino e un sorriso che rivelava un piccolo spazio tra i denti davanti. Gamay era una biologa marina, e anche se non avrebbe dovuto parlare davanti al pubblico, sicuramente aveva fatto le ore piccole come Paul. Le piaceva essere sempre pronta a tutto.
Rudi Gunn, il vicedirettore della NUMA nonché il membro dell’organizzazione di grado più elevato disponibile per quella riunione, occupava il posto successivo. Non sembrava particolarmente di buonumore. Forse per via della sedia vuota.
«Dov’è Kurt?» chiese Gamay a Joe sporgendosi sopra le gambe del marito. «Non è da lui presentarsi con due ore di ritardo a una riunione al Campidoglio. Anzi, dov’è stato negli ultimi tre mesi? Non l’ho più visto in ufficio.»
Joe sapeva benissimo dov’era stato Kurt ma non aveva idea di dove si trovasse in quel momento. «Posso dirti soltanto che … non si sta perdendo granché.»
Con quel chiacchiericcio costante che giungeva dagli altoparlanti sul palco, sotto sotto Joe invidiava Kurt, benché non conoscesse il motivo della sua assenza.
Rudi li zittì con un’occhiataccia e Joe tornò a concentrarsi sul membro della National Oceanic and Atmospheric Administration che, finalmente, sembrava essere arrivato alla conclusione.
«… in seguito a misurazioni aggiornate, raffrontate questa settimana con le precedenti nella nostra sede di Washington, abbiamo calcolato che negli ultimi sei mesi il livello del mare è aumentato di 21,08 centimetri.»
Se questo non si chiama tenere il meglio per il gran finale… pensò Joe.
In sala si diffusero due diversi tipi di mormorii. Uno indignato e l’altro incredulo.
I membri della comunità scientifica sussultarono all’unisono di fronte a quel numero. Era peggiore di quanto chiunque si aspettasse, e di gran lunga.
In netto contrasto con loro, i rappresentanti del mondo politico non batterono ciglio. In una città in cui ogni discussione era disseminata di miliardi e miliardi di miliardi, 21,08 centimetri non erano certo un numero da cardiopalma.
Almeno fino a quando non lo si moltiplicava per l’intera superficie degli oceani di tutto il mondo.
«Siete sicuri di questi numeri?» chiese qualcuno.
«Abbiamo incrociato i dati con le analisi indipendenti della NUMA», rispose l’uomo al microfono indicando il contingente della National Underwater and Marine Agency.
Rudi si alzò. «Anche noi abbiamo ottenuto lo stesso risultato.»
Tra i funzionari scelti per partecipare a quella riunione c’erano parecchi membri di ciascun partito. Come succedeva sempre quando si radunavano molte persone, erano rappresentati tutti i gradi di capacità intellettive e convinzioni politiche.
«È davvero un grosso problema?» domandò un membro del Congresso. «Insomma, signori, stiamo parlando di una ventina di centimetri, no? Dopo la pioggia di ieri sera, c’è più acqua nel mio seminterrato.»
Dalla fila dei senatori si levò un’ondata di risolini.
Fu Rudi a farsi carico di rispondere. «Per la verità un aumento di venti centimetri del livello del mare equivale a un incremento di ottanta milioni di miliardi di litri d’acqua nei bacini oceanici. Per mettere in prospettiva, parliamo di circa tre volte la quantità d’acqua contenuta in tutti i Grandi Laghi messi insieme. Nel giro di sei mesi. Quindi sì, è un grosso problema. Anzi, è un evento senza precedenti.»
Dopo quella risposta, il membro del Congresso si sedette.