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SEI QUI: Home » Libro Caffè » Ipazia di Alessandria d’Egitto: martire della libertà di pensiero
Festa della Donna

Ipazia di Alessandria d’Egitto: martire della libertà di pensiero

KettyDa Ketty8 Marzo 2018Aggiornato:1 Marzo 20231 commentoTempo di lettura: 5 min.
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Ipazia d’Alessandria nacque nel 350 d.C. era una scienziata, matematica, astronoma e filosofa neoplatonica,  fu la direttrice del Museion, la più famosa Accademia dell’antichità.

“Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera”

Morì nel 415 d.C. uccisa, fu spogliata nuda e dilaniata con cocci aguzzi, le furono cavati gli occhi e i resti del suo corpo furono sparsi per la città e dati alle fiamme da parte di una folla di cristiani in tumulto, composta da monaci parabolani, guidati da un predicatore di nome Pietro, al servizio del vescovo Cirillo che ne ordinò l’uccisione “Fate tacere quella donna. Sia Lapidata a morte!”, lo stesso Cirillo fatto santo, ancora celebrato della chiesa, infatti fu ricordato nel 2007 da papa Benedetto XVI, misteri della religione cristiana.

“Oltre che nell’arte dell’insegnamento, aveva raggiunto un tale livello di consapevolezza morale, ed era così equilibrata e austera, che si manteneva casta, e nello stesso tempo era così straordinariamente seducente e bella d’aspetto (sphodra kale te ousa kai eueides) che uno dei suoi allievi si era innamorato di lei. Il giovane non era stato capace di tenersi dentro il suo amore, ma aveva cominciato a manifestare anche a lei i segni della passione. I meno informati sostengono che lei lo liberò da quella malattia con la musica. Ma la verità originaria è che la terapia musicale fallì, e allora lei portò a lezione uno di quei panni che le donne usano per il sangue mestruale e glielo parò davanti, come simbolo dell’impurità della procreazione: «In definitiva è di questo, ragazzino, che ti sei innamorato» gli disse «di niente di sublime»”. (Damascio)

Ipazia fu avviata dal padre, Teone, che era un saggio molto stimato, rettore del museo di Alessandria e capo della scuola della città, alla cultura, alla ricerca del sapere, alla spiritualità della vita.
Infatti la sua principale attività fu la divulgazione del sapere scientifico come la matematica e l’astronomia, ma a differenza del padre si dedicò anche alla filosofia, relativa a pensatori come Platone, Plotino (fondatore del Neoplatonismo) e Aristotele.
Era famosa anche per la sua bellezza che sacrificò in cambio della saggezza, uno dei suoi allievi si innamorò di lei, ma Ipazia non si sposò mai e all’età di 31 anni, nel 393, succedette al padre nell’insegnamento presso il Museo di Alessandria d’Egitto.
Era amata dal popolo poiché non fu mai gelosa del proprio sapere, ma sempre disposta a condividerlo con gli altri, e al contempo ad ascoltare tutti, era molto rispettata anche da molte autorità cittadine.

« Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura. »

(scrive di lei Pallada nell’Antologia Palatina)

Con la sua morte inizia un periodo oscuro, nel quale la religione cerca in tutti i modi di soffocare la scienza ed il libero pensiero, tantissimi altri uomini sono stati torturati e uccisi in nome della chiesa, come Giordano Bruno che per eresia fu mandato al rogo e scriveva: “Esistono innumerevoli soli; innumerevoli terre ruotano attorno a questi, similmente a come i sette pianeti ruotano attorno al nostro Sole. Questi mondi sono abitati da esseri viventi”. Anche Galileo, convinto sostenitore della teoria copernicana, indirettamente provata dalla sua scoperta dei quattro maggiori satelliti di Giove, fu costretto ad abiurare per salvarsi la vita. Tutte le donne che sono state uccise  e messe al rogo incolpate di stregoneria, solo perchè avevano una dote più sviluppata o solo perchè cercavano di pensare con la propria testa.

“Ipazia rappresentava il simbolo dell’amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio cominciò quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tentò di soffocare la ragione.” (Margherita Hack)

Il fondamentalismo religioso è ancora vivo, ancora si uccide e si emargina in nome della religione e non è solo il fondamentalismo musulmano, ma anche quello che vive dentro le case nei nostri paesi considerati “civilizzati”, nascosto da una coltre di perbenismo, ipocrisia e bigottismo, ancora oggi basta una sola voce che nella folla grida al mostro che la folla è sempre pronta a lapidare ed a bruciare libri.

Consiglio il libro Ipazia: La vera storia di Silvia Ronchey, una biografia non romanzata, ricca di tante nozioni e documenti che mettono in relazione le credenze, il mito, i simbolismi con la storia del tempo.
Ipazia fu matematica e astronoma, sapiente filosofa, influente politica, sfrontata e carismatica maestra di pensiero e di comportamento. La sua femminile eminenza accese l’invidia del vescovo Cirillo, che ne provocò la morte, e la fantasia di poeti e scrittori di tutti i tempi, che la fecero rivivere. Fu celebrata e idealizzata, ma anche mistificata e fraintesa. Della sua vita si è detto di tutto, ma ancora di più della sua morte: aggredita, denudata, dilaniata, il suo corpo fu smembrato e bruciato sul rogo. A farlo furono fanatici esponenti di quella che da poco era diventata la religione di stato nell’impero romano-bizantino: il cristianesimo.
Per la prima volta, con rigore filologico e storiografico e abilità narrativa, Silvia Ronchey ricostruisce l’avventura esistenziale e intellettuale di Ipazia, inserendola nella realtà culturale e sociale del mondo tardoantico, e ci restituisce la vera immagine di questa donna che mai dall’antichità ha smesso di far parlare di sé e di proiettare la luce del suo martirio sulle battaglie ideologiche, religiose e letterarie di ogni tempo.

Consiglio anche il film, del 2010, Agorà, liberamente ispirato alla figura storica di Ipazia, diretto da Alejandro Amenábar, con Rachel Weisz e Max Minghella.

https://www.pausacaffeblog.it/wp/wp-content/uploads/2018/03/Agorà-Film-2009.mp4

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1 commento

  1. Carlo on 9 Marzo 2018 21:39

    La sua è una storia molto affascinante. Ricordo poi il film: gradevole. Anch’io ho dedicato un post a una donna importante per la storia dell’emancipazione femminile, spero che la troviate interessante!

    Reply

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I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.

(Khalil Gibran)

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